Gli adolescenti sono per natura attraversati da emozioni potenti e da sempre ricercano contenimento a tali emozioni nei coetanei e/o negli adulti di riferimento (genitori, professori, allenatori e qualunque figura offra per loro una funzione di modello). Questa funzione di contenimento è andata via via sgretolandosi a causa del forte cambiamento in atto nella società, che spinge sempre di più ad un isolamento mediato dalle tecnologie e dai social network.
Molti adulti hanno dismesso il loro ruolo di guida assumendo la parte del “migliore amico” o “confidente” dei ragazzi.
In questo quadro l’approccio alla pandemia ha aggravato in modo esponenziale il problema, portando ad un isolamento forzato i ragazzi che adesso sembrano, in alcuni casi, aver perso persino la capacità di socializzazione coi pari.
In molti portano nello studio di psicoterapia, come problema primario, l’incapacità di allargare il gruppo dei pari e fare nuove conoscenze, l’impossibilità di affrontare discorsi profondi con gli amici, problematiche di bullismo e violenza psicologica nei gruppi già esistenti con, come sottofondo, sottili tematiche di potere.
Le figure adulte sono spesso spaventate dal comportamento estremo che potrebbero avere (o hanno) i ragazzi o dalle conseguenze che la funzione normativa potrebbe avere (scontri con altre figure adulte, persino denunce: parlano casi come quello del ragazzo che ha sparato pallini alla professoressa ed è stato promosso col nove in condotta), e quindi completamente assenti nella funzione di contenimento di cui si parlava poco sopra.
Nel mio lavoro di psicoterapeuta cerco per quel che posso di contrastare questa deriva, offrendo ai ragazzi che si rivolgono a me e alle loro famiglie un modello di relazione completa, responsabile e fluida.
Completa, perché deve comprendere entrambe le funzioni genitoriali (affettiva e normativa); responsabile, perché tutte le figure coinvolte (compresa la terapeuta) sono chiamate a rispondere dei propri comportamenti; fluida, perché è necessario offrire ai ragazzi quello di cui hanno bisogno nel Qui ed Ora, bisogno che può cambiare anche in modo repentino nel corso del processo terapeutico (in certi casi può essere necessario fornire un modello di amicizia profonda, nella quale poter finalmente affrontare discorsi seri, vedere come farlo per poi ripetere l’esperienza fuori dal contesto protetto dello studio e soprattutto con altre figure che non siano la terapeuta; in altri casi o in altri momenti del percorso è necessario invece che la terapeuta movimenti velocemente il suo ruolo assumendo una funzione genitoriale).
A cornice di tutto questo assume sempre più importanza il contatto e il lavoro col corpo, dato che la parte somatica è stata quella più soggetta a restrizioni e deprivazioni nel corso della pandemia.
Gli abbracci, il linguaggio corporeo e la mimica facciale, le attività che prevedono l’uso del corpo e degli oggetti (come per esempio il prendersi a cuscinate per scaricare l’aggressività che può caricarsi all’interno della relazione, o il rappresentare quello che si ha dentro con l’uso della sabbiera, della creta, del disegno, o col corpo; il gioco, lo scherzo) assumono parte fondamentale all’interno del mio lavoro, mobilitano molta energia velocemente e possono produrre cambiamenti molto profondi nel giro di breve tempo.
L’essenziale è poi applicare questo apprendimento fuori dallo studio e possibilmente diffonderlo in una sorta di Peer Education (se nello studio di psicoterapia vedo che sono capace di instaurare una nuova relazione e di parlare di tematiche profonde, e vedo come posso farlo praticamente, posso poi provare a farlo fuori coi miei amici e molto probabilmente anche loro inizieranno a farlo perché vedranno che è possibile).
Sono fermamente convinta che gli anni che abbiamo appena passato e il periodo che stiamo ancora attraversando siano stati e siano tuttora una messa alla prova molto dura… Ciò nonostante, la mia fiducia nelle persone è potente e credo fortemente nella possibilità di ristabilire un equilibrio “amorevole” e non fondato su logiche commerciali, che ultimamente vedo perseguire un po’ dappertutto, nelle istituzioni ma anche e incredibilmente nei gruppi di adolescenti (ottenere risultati, potere, visibilità subito, con poco sforzo, puntare sul guadagno economico o sul risparmio e non sulla persona ecc) .
Col mio lavoro cerco di portare avanti quella che per me è una serie di valori fondamentali: la lentezza, l’impegno e l’entusiasmo, l’attenzione alla particolarità e ai dettagli di ogni persona che mi trovo davanti, l’affetto.
Spero di riuscire ad apportare qualcosa di positivo col mio contributo.
Per approfondimenti: Laura Giordani “Storie di Psicoterapia con adolescenti” Primamedia editore, 2023