“Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test Sars-CoV-2”. “COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause. Non ci sono infatti concause di morte preesistenti a COVID-19 nel 28,2% dei decessi analizzati”.

Sono queste le due principali conclusioni cui giunse il rapporto del 16 luglio “Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità: cause di morte nei deceduti positivi a SARS-COV2”, realizzato dall’ISTAT e dall’Istituto Superiore di Sanità che esaminava la prima fase dell’epidemia, ovvero i decessi di persone positive al coronavirus ai tempi del lockdown.

Dunque, a scanso di equivoci, il rapporto congiunto ISS-ISTAT constata che col lockdown non c’è stato scampo: 9 su 10 morti positivi al coronavirus sono morti proprio e specificamente a causa del coronavirus. La cosa appare di una palmare consequenzialità: chiudendo nelle proprie abitazioni per otto lunghe settimane soggetti positivi al coronavirus assieme, tra gli altri, ad anziani fragili, si è ottenuto il risultato di quasi 29 mila morti, pressoché tutti di coronavirus.

E oggi? Come stanno le cose oggi? Che si aspetta a verificare se da quando siamo entrati nella seconda ondata dell’epidemia succede com’è successo nei mesi del lockdown?

Si aspetta perché non sono ancora abbastanza i deceduti positivi al coronavirus per i quali sono state compilate con tutte le informazioni necessarie le relative schede di morte? Probabile.

Ma allora, visto il clima tra isteria e depressione che monta nel paese, anche a causa di continui DPCM con controverse misure e labirintici divieti, sarebbe il caso di sveltire le operazioni e di rispondere alla domanda delle domande: quanti di coloro che muoiono oggi essendo positivi al coronavirus muoiono specificamente per questa causa?

Siamo curiosi, curiosissimi di conoscere la risposta essendo, al momento, in possesso di queste informazioni essenziali ricavate dal “Report del 22 ottobre dell’Istituto Superiore di Sanità sulle caratteristiche dei deceduti positivi al coronavirus”:

  • l’età media dei deceduti positivi al coronavirus è salita dai meno di 78 anni della prima ondata dell’epidemia agli 82 anni della seconda, con un aumento di oltre 4 anni;
  • tra i deceduti positivi al coronavirus, diversamente dalla prima ondata, non ce ne sono più senza patologie preesistenti;
  • tra i deceduti positivi al coronavirus la percentuale di quanti hanno tre e più patologie preesistenti è passata dal 60 per cento della prima ondata al 78 per cento di questa seconda ondata.

 

La tabella presenta le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2) nei pazienti deceduti.

Questi elementi fanno dire all’Istituto Superiore di Sanità che nel periodo giugno-ottobre “i decessi riguardano persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al trimestre marzo-maggio”.

Ora, scrivere così è come dire che i deceduti per la specifica causa del coronavirus tra i deceduti positivi al coronavirus di questa seconda ondata sono proporzionalmente di meno, forse molti di meno, che nella prima ondata. Del resto, sarebbe davvero incomprensibile se così non fosse. Quasi 8 su 10 deceduti positivi al coronavirus hanno oggi 3 e più importanti patologie preesistenti (e si dica pure, in media, addirittura 4 patologie preesistenti) e la causa specifica della morte dovrebbe essere quasi sempre, come nel lockdown, il coronavirus? Del tutto irrealistico.

I dubbi si moltiplicano a pensare che i deceduti positivi al coronavirus con meno di 50 anni nei mesi di giugno-ottobre sono appena uno su 100 deceduti positivi. Insomma, questa seconda ondata non fa soltanto meno morti (si ricordi che nel lockdown si superò largamente la media di 500 morti giornalieri) ma molti di questi morti, ci si può scommettere, non sono morti di coronavirus.

Che vengano dunque fornite al più presto almeno le stime di quanti sono i morti effettivi di coronavirus.

Basta col considerare tutti i morti positivi al coronavirus morti di coronavirus. Non è così. Continuare a farlo credere è tradire la fiducia degli italiani, è ingannarli.