Allattare al seno ha comprovati benefici per la salute sia per le madri che per i bambini, nei Pasi ad alto e basso reddito: riduce le malattie infettive, la mortalità e la malnutrizione infantile e il rischio di obesità successiva; le madri che allattano al seno hanno un rischio ridotto di cancro al seno e alle ovaie, di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari. Nonostante sia ormai noto da tempo, ancora oggi meno del 50% dei bambini in tutto il mondo viene allattato al seno secondo le raccomandazioni dell’OMS. L’industria commerciale del latte artificiale ha utilizzato subdole strategie di marketing, ideate per sfruttare le paure e le preoccupazioni dei genitori e trasformare l’alimentazione di neonati e bambini in un business multimiliardario, generando entrate per circa 55 miliardi di dollari all’anno, con circa 3 miliardi di dollari spesi ogni anno in attività di marketing.

Sono stati presentati con queste premesse 3 documenti che delineano le strategie utilizzate dai produttori di formule commerciali per incrementarne i consumi, rivolgendosi a genitori, operatori sanitari e responsabili politici violando il Codice sull’allattamento al seno. Si affiancano alle pressioni esercitate sui governi, tramite associazioni di categoria e gruppi di facciata, per ostacolare il rafforzamento delle leggi sulla protezione dell’allattamento al seno e le normative sugli standard alimentari.

I documenti dimostrano che i comportamenti tipici dei neonati, come il pianto, l’agitazione e lo scarso sonno notturno, siano rappresentati dall’industria delle formule come patologici e utilizzati come motivi per introdurre il latte artificiale, quando in realtà questi comportamenti sono comuni e appropriati nei neonati e nei lattanti. I produttori affermano che i loro prodotti possono alleviare il disagio o migliorare il sonno notturno, e addirittura che la formula può potenziare lo sviluppo cerebrale e migliorare l’intelligenza: tutte affermazioni non comprovate. L’alimentazione infantile è ulteriormente mercificata dalla promozione incrociata di latti per lattanti, di proseguimento, e persino per bambini (latte di crescita), utilizzando lo stesso marchio e una progressione numerica, con l’obiettivo di fidelizzare il consumatore nel palese tentativo di aggirare la legislazione che vieta la pubblicità del latte artificiale.

Nel 1981, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato il Codice Internazionale di Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, un insieme di norme per prevenire la commercializzazione inappropriata del latte artificiale. Esso prevede il divieto di pubblicizzare il latte artificiale presso il pubblico o la promozione all’interno delle strutture dei sistemi sanitari; il divieto di fornire campioni gratuiti alle madri, agli operatori sanitari e alle strutture sanitarie; il divieto di sponsorizzare i professionisti della salute o di promuovere riunioni scientifiche da parte dell’industria del latte artificiale. Tuttavia, nonostante i ripetuti inviti ai governi a incorporare le raccomandazioni del Codice nella legislazione nazionale, solo 32 Paesi hanno adottato provvedimenti legislativi in linea con il Codice. Altri 41 Paesi hanno una legislazione che si allinea moderatamente al Codice e 50 non hanno adottato alcuna misura, e di conseguenza, il Codice viene regolarmente violato senza alcuna sanzione.

La priorità degli interessi commerciali rispetto alla salute è emersa chiaramente nel 2018, quando alcuni funzionari statunitensi minacciarono di applicare sanzioni commerciali e di ritirare gli aiuti militari all’Ecuador se questo Paese non avesse rinunciato ad approvare una legge per proteggere e promuovere l’allattamento al seno, secondo le direttive OMS. Alcuni gruppi di pressione, a servizio dell’industria, si attivarono contro il prolungamento del congedo parentale retribuito, la cui durata è correlata alla prevalenza e alla durata dell’allattamento al seno: l’assenza o l’inadeguatezza del congedo retribuito costringe molte madri a tornare al lavoro subito dopo il parto. La mancanza di spazi sicuri per l’allattamento sul posto di lavoro, o di strutture per la conservazione del latte materno, fanno sì che l’allattamento al seno non sia praticabile per molte donne.

Alcune donne scelgono di non allattare o non sono in grado di farlo. La pressione percepita, o l’impossibilità di allattare al seno, soprattutto se in contrasto con i desideri della madre, possono avere effetti negativi sulla loro salute mentale: i sistemi sanitari dovrebbero essere in grado di sostenere pienamente tutte le madri nelle loro scelte. Le donne e le famiglie decidono in merito all’alimentazione dei figli in base alle informazioni che ricevono, e la critica alle pratiche di marketing predatorio dell’industria dell’alimentazione artificiale non deve essere interpretata come una critica alle donne. Tutte le informazioni che le famiglie ricevono sull’alimentazione infantile devono essere accurate e indipendenti dall’influenza dell’industria per garantire un processo decisionale informato. Il marketing dell’industria dei prodotti per l’infanzia è un sistema interconnesso, sfaccettato e potente che sfrutta consapevolmente le aspirazioni dei genitori. In base alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, i governi hanno il dovere di affrontare la disinformazione e di adottare il Codice sull’allattamento al seno senza ulteriori indugi per garantire che i produttori che fanno affermazioni fuorvianti sui loro prodotti siano chiamati a risponderne.

In sintesi:

  • i prodotti commerciali a base di latte artificiale (CMF) e l’alimentazione artificiale non sono minimamente paragonabili alle proprietà vive e dinamiche del latte materno e all’interazione che si crea tra madre e bambino durante l’allattamento. Le qualità uniche e ineguagliabili dell’allattamento al seno conferiscono benefici per la salute e lo sviluppo a breve e lungo termine.
  • Solo la metà dei neonati viene attaccata al seno materno entro la prima ora di vita e circa un terzo dei bambini nei paesi a basso e medio reddito riceve prelacteal feed (cibo pre-latte, principalmente acqua e latte animale) prima di essere attaccato al seno materno. Questa pratica è fortemente associata al ritardo dell’inizio dell’allattamento al seno.
  • I comuni comportamenti del neonato che si presentano nel post-parto, e si manifestano con pianti, comportamenti instabili e brevi intervalli del sonno notturno, con frequenti risvegli, sono spesso erroneamente interpetrati come segni di problemi di alimentazione. Il marketing CMF rafforza ed esacerba queste idee sbagliate e fa affermazioni infondate che i CMF possono migliorare questi comportamenti.
  • Quasi la metà delle madri a livello globale dichiara di avere latte insufficiente (SRIM) come motivo principale per introdurre CMF nei primi mesi di vita e per interrompere prematuramente l’allattamento al seno. Lo SRIM può essere prevenuto o affrontato con successo con un supporto appropriato.
  • Sono necessari ulteriori sforzi educativi rivolti a operatori sanitari, famiglie e popolazione generale per fornire informazioni corrette sul normale sviluppo del bambino, compreso il pianto, e i frequenti risvegli notturni per ridurre l’introduzione non necessaria di CMF e prevenire la cessazione precoce dell’allattamento al seno.

L’allattamento al seno non è di esclusiva responsabilità della madre. Le migliori pratiche di allattamento al seno a livello di popolazione sono ottenute attraverso un approccio sociale collettivo che include interventi multilivelli e multicomponenti attraverso il modello socio-ecologico in diversi contesti.