Il cuore con i vaccini contro COVID-19 potrebbe essere fortemente a rischio. La difficoltà nello stabilire l’esatta incidenza di miocardite o pericardite conseguenti alla somministrazione dei vaccini a mRNA e determinare la gravità di questi eventi dipende da vari fattori.

La variabilità di risultati può dipendere dai parametri di rilevazione utilizzati negli studi sulla popolazione generale, oppure dall’uso di dati ottenuti da sistemi di sorveglianza passiva o attiva (che sono diversi sino ad un centinaio di volte). Questi dati variano a seconda della regione geografica in cui sono eseguite le ricerche, dei sistemi sanitari presenti, dalla scelta del campione di popolazione (ad esempio, alcuni studi includono solo le persone ricoverate in ospedale, altre tutti gli individui). Alcune ricerche utilizzano i codici di classificazione internazionale delle malattie, altri si basano sulla raccolta delle cartelle cliniche di un sistema sanitario. Per classificare un evento avverso a volte si utilizza la definizione del caso dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) , altre volte si utilizzano i criteri della Brighton Collaboration. Insomma, la confusione è grande e per questo non si è arrivati a definire con certezza l’entità e la gravità delle miocarditi indotte dai vaccini mRNA contro COVID-19.

Partiamo dalle certezze: questi vaccini possono provocare miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco che può causare dolore toracico e difficoltà respiratoria soprattutto tra i ragazzi più grandi e i giovani. Il punto centrale è stabilire la sua reale incidenza. All’inizio di questo mese, un team del Kaiser Permanente Northern California e dei CDC ha riferito che il rischio di miocardite o pericardite fosse circa 1 su 6.700 nei ragazzi di 12-15 anni dopo la seconda dose di vaccino e circa 1 su 16.000 dopo il primo booster. Nei ragazzi di 16 e 17 anni, era circa 1 su 8.000 dopo la seconda dose e 1 su 6.000 dopo il primo booster. Anche gli uomini di età compresa tra 18 e 30 anni hanno un rischio piuttosto elevato. Ci fermiamo a questi dati, nonostante altre pubblicazioni abbiano evidenziato rischi ancora maggiori: ad esempio, agli adolescenti di Hong Kong è stato raccomandato di ricevere 1 sola dose di BNT162b2 invece di 2 per il rischio di miocardite, che, dopo la seconda somministrazione,  ha mostrato un NNH (numero necessario dei soggetti da trattare per ottenere un effetto avverso) di 2.563.

Altro aspetto è la gravità delle miocarditi indotte dai vaccini: alcuni studi sostengono che siano lievi e che di solito si risolvono entro giorni o settimane. Ma nuove ricerche suggeriscono che il muscolo cardiaco può richiedere diversi mesi per guarire e sono sempre maggiori le prove di danni a lungo termine. La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha ordinato ai produttori di vaccini Pfizer e Moderna di valutare questi rischi. Applicando il principio di precauzione, lo Stato della Florida ha consigliato agli uomini da 18 e 39 anni di evitare i vaccini anti COVID-19 a causa dell’aumento dell’84% dell’incidenza di decessi per cause cardiache entro 28 giorni dalla vaccinazione.

La maggior parte dei pazienti con miocardite post-vaccino è stata ricoverata in ospedale per un breve periodo di tempo e i sintomi sono migliorati rapidamente. L’ospedale di Newburger ha monitorato 22 pazienti che hanno sviluppato questa condizione ed ha riscontrato che molti dei ragazzi ricoverati erano asintomatici al momento della dimissione dall’ospedale. Ma nel corso delle visite di follow-up, nonostante non fossero presenti né anomalie del ritmo cardiaco né sintomi clinici, le immagini della risonanza magnetica cardiaca hanno evidenziato il “potenziamento tardivo del gadolinio (LGE)”, che indica lesioni al muscolo cardiaco. Ben 11 pazienti su 16 avevano LGE circa 4 mesi dopo l’episodio di miocardite, sebbene l’area colpita si fosse ridotta da quando erano stati ricoverati in ospedale. Questo mese, un team dei CDC ha riferito che tra 151 pazienti sottoposti a risonanza magnetica cardiaca di follow-up dopo 3 mesi, il 54% aveva anomalie, per lo più LGE o infiammazione.

Insomma, nel tessuto cardiaco dei vaccinati, sarebbero presenti cicatrici persistenti, e occorrono maggiori informazioni sulla miocardite sub-clinica, una condizione che non manifesta sintomi evidenti, pur in presenza di un danno al miocardio. La miocardite subclinica può essere più comune di quanto si pensi. Christian Müller, direttore dell’Istituto di ricerca cardiovascolare dell’Ospedale universitario di Basilea, ha recentemente raccolto campioni di sangue da quasi 800 operatori ospedalieri 3 giorni dopo il richiamo con vaccino contro COVID-19. Nessuno ha soddisfatto i criteri per la diagnosi di miocardite, ma 40 operatori avevano alti livelli di troponina, un enzima che può indicare danni al muscolo cardiaco. Problemi cardiaci cronici e altre condizioni preesistenti potrebbero esserne la causa in 18 casi, ma per gli altri 22 casi – il 2,8% dei partecipanti, donne e uomini – Müller ritiene che il vaccino abbia causato l’aumento dei livelli di troponina. Questi risultati si allineano con quelli di uno studio recentemente pubblicato dalla Thailandia e di cui abbiamo già riferito. 301 ragazzini sono stati vaccinati e sottoposti a esami strumentali e del sangue per la ricerca di marcatori di danno cardiaco, prima del vaccino e 3, 7 e 14 giorni dopo. Risultati: 1 miocardite, 2 sospette pericarditi, 4 miopericarditi subliniche e 7 alterazioni dei biomarcatori ematici di danno cardiaco. A dimostrazione che i danni con questi vaccini sono frequenti, molto più di quanto viene detto.

In entrambi gli studi, i livelli di troponina sono tornati alla normalità. Un incremento di troponina per un periodo di tempo limitato comporta comunque una perdita di un certo numero di cellule cardiache. In una persona sana, per una volta, potrebbero non esserci problemi, ma se questo evento si verificasse più volte, ad ogni richiamo, o se fossero presenti condizioni patologiche di base, potrebbe essere davvero pericoloso.

Si arriva così alla valutazione del rapporto tra rischio e beneficio: i ragazzi presentano raramente una forma grave di COVID-19, e tre o più dosi di vaccino potrebbero causare problemi cardiaci significativi. Ovviamente l’argomento è dibattuto, ma anche scienziati favorevoli alla vaccinazione hanno espresso le loro perplessità. Müller è contento che le sue figlie adolescenti abbiano ricevuto la serie iniziale di vaccini, ma non ha intenzione di sottoporle al richiamo. Paul Offit, specialista in malattie infettive presso il Children’s Hospital di Philadelphia, pensa che se l’obiettivo è quello di evitare gravi malattie, ci sono poche prove che le persone sane sotto i 65 anni abbiano bisogno di una dose di richiamo, e certamente non gli adolescenti.

Anche i Paesi sono divisi: in Svizzera, Germania e Danimarca, i nuovi booster bivalenti sono raccomandati principalmente per gli anziani e i giovani fragili. Negli Stati Uniti, al contrario, CDC ora raccomanda il booster a tutti i bambini dai 5 anni in su, indipendentemente dallo stato di salute.

A complicare l’analisi rischio-beneficio sono le continue evoluzioni del SARS-CoV-2. Omicron, la variante dominante, sembra molto più mite rispetto ai suoi predecessori, dice Newburger. I CDC segnalano che a partire da agosto, almeno l’86% dei bambini negli Stati Uniti sono stati infettati, il che potrebbe ridurre il rischio di infezioni future.

Il cardiologo Peter McCullough ha così commentato: “In cardiologia passiamo tutta la nostra carriera cercando di salvare ogni pezzetto di muscolo cardiaco. Inseriamo stent, facciamo cateterizzazioni, pratichiamo stress test, richiediamo TC. L’intero gioco della cardiologia è quello di preservare il muscolo cardiaco. In nessun caso accetteremmo un vaccino che faccia sì che anche una sola persona debba subire danni cardiaci. Non uno. E questa idea di chiedere a un gran numero di persone di rischiare una malattia del cuore per un beneficio teorico di prevenzione di un’infezione virale che, in genere, è meno di un comune raffreddore, è insostenibile. I benefici dei vaccini non superano in alcun modo i rischi”.

L’incertezza è frustrante, ma questa è la storia della pandemia, dice Walid Gellad, un medico che studia la sicurezza dei farmaci presso l’Università di Pittsburgh: “Tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere finiamo per impararlo dopo che avevamo bisogno di saperlo“.

FONTE: Heart risks, data gaps fuel debate over COVID-19 boosters for young people | Science | AAAS