Di Eugenio Serravalle e Alessio Iodice

Esagerare la pericolosità della COVID-19 nei bambini, ingigantire i benefici della vaccinazione e minimizzarne i rischi: è questa la strategia adottata per lanciare la campagna vaccinale dei bambini. Scriveremo successivamente degli eventi avversi, adesso lasciamo parlare i numeri di cui disponiamo.

Secondo l’ISS (aggiornamento nazionale del 10 novembre 2021), dall’inizio della pandemia i decessi nella fascia di età sino a 19 anni (<20) sono stati in tutto 36 su una platea di 10.431.663 soggetti (dati ISTAT estratti il 14 novembre 2021). Parliamo di 0,0004 decessi ogni 100 soggetti, cioè 0,35 decessi ogni 100.000, un valore che è circa 70 volte inferiore a quello relativo ai decessi da altre cause nella media del quinquennio 2015-2019 (24 deceduti ogni 100.000).
È vero che la variante delta ha causato un maggior numero di contagi tra i bambini, ma la letalità tra i casi noti, cioè la percentuale dei deceduti COVID-19 sui contagiati è rimasta modesta: si attesta intorno allo 0,005%, cioè 4,5 ogni 100.000.
Possiamo affermare che i decessi nei bambini e nei giovani a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2 sono rari. Naturalmente ogni singola morte ci addolora profondamente, ma questo non deve far perdere la lucidità per valutare se davvero sia indispensabile vaccinare i più piccoli che non presentano patologie croniche o condizioni di rischio. Non abbiamo informazioni sullo stato di salute dei ragazzi deceduti, eppure sarebbe importante distinguere tra quanti sono morti a causa del virus e quanti sono deceduti per patologie alternative e contemporaneamente positivi al virus.
Una ricerca inglese afferma che l’infezione da SARS-CoV-2 è molto raramente fatale nei bambini ed adolescenti, anche fra quelli con comorbilità: su 3.105 decessi di ragazzi nel primo anno di pandemia, 25 sono attribuibili al virus, e il 99,995% dei contagiati è sopravvissuto.
A riprova, può essere utile considerare il numero di decessi per tutte le cause registrati nelle fasce pediatriche durante il periodo pandemico rispetto agli anni precedenti. Nel 2020 si segnala una riduzione dei decessi, che potrebbe essere ancora più marcata nel 2021 (i dati sono disponibili fino al 31 agosto).

Per comprendere l’effetto dei vaccini sulla mortalità tra i bambini dobbiamo affidarci ad alcuni parametri statistici: l’Absolute Risk Reduction (ARR), che esprime la riduzione assoluta del rischio dell’evento nel gruppo dei vaccinati rispetto ai non vaccinati, e il Number Needed to Treat (NNT), che indica il numero di pazienti da vaccinare per prevenire un evento, in questo caso un decesso. Quest’ultimo è un “numero” facile da interpretare e rende bene l’idea di quanti bambini occorra vaccinare per ottenere la possibilità di ridurre i decessi.

Assumendo l’efficacia della vaccinazione al 90%, senza calcolarne la riduzione con il trascorrere delle settimane, per evitare 1 decesso nella fascia ad esempio 6-10 anni occorre vaccinare oltre 487.000 bambini, nell’intera popolazione fino a 19 anni occorre vaccinarne 321.965.
Per ottenere la riduzione di un decesso (magari in un soggetto fragile), quanti di questi ragazzi presenteranno un evento avverso grave che comprometterà la sua salute?
La riposta non potrà fornirla lo studio clinico di fase 2/3 presentato che ha riguardato 1.517 vaccinati vs 751 con placebo, seguiti per 2,3 mesi. Troppo esiguo il campione, troppo breve l’intervallo di osservazione. Servirebbe un programma di sorveglianza attiva, mai realizzato tra gli adulti, per permettere una corretta valutazione del rapporto rischi/beneficio. Tutti i vaccinati possono incorrere in un evento avverso, anche grave.
Non c’è alcuna emergenza COVID tra i bambini. Se contagiati dal SARS-CoV-2, sono in genere asintomatici o presentano manifestazioni lievi. La mortalità è estremamente rara.

Legenda delle tabelle:

  • ISS: Istituto Superiore di Sanità
  • ETA‘: età in anni
  • POP: popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2021 da dati ISTAT estratti in data 14 novembre 2021
  • CASI: numero di soggetti risultati positivi in Italia a un test SARS-CoV-2, secondo l’ultimo aggiornamento ISS del 10 novembre 2021 (pubblicato il 12 novembre 2021)
  • DEC: numero di deceduti in Italia da positivi, secondo l’ultimo aggiornamento ISS del 10 novembre 2021
  • LET%: letalità in %, calcolata come numero di deceduti su numero di casi (è il case fatality ratio o CFR; questo, come noto non è il miglior indicatore di letalità, servirebbe l’infection fatality ratio o IFR, che al fine di valutare l’effettiva letalità del virus prevede al denominatore tutti i contagiati, ad esempio anche gli asintomatici non catturati dalla sorveglianza, ma purtroppo non ci sono i dati per calcolarlo)
  • LET100K: letalità su 100 mila (CFR su 100 mila), calcolata come numero di deceduti su numero di casi, moltiplicato poi per 100.000
  • MORT%: mortalità in %, calcolata come numero di deceduti su numero di abitanti nella popolazione; coincide con il tasso d’incidenza su 100 mila controlli (i non vaccinati), e quindi con il control event rate o CER
  • MORT100K: mortalità su 100 mila, calcolata come numero di deceduti su numero di abitanti, moltiplicato poi per 100.000
  • EER: tasso d’incidenza su 100 mila casi (i vaccinati), quindi l’experimental event rate; in questo caso, lo ricaviamo moltiplicando il rischio relativo (RR) del 10% (si ipotizza un’efficacia vaccinale al 90%) per il CER
  • ARR: è l’absolute risk reduction, ossia la riduzione del rischio assoluto, data dalla differenza CER-EER
  • NNT: è il number needed to treat, che esprime il numero di soggetti che devono essere trattati (in questo caso vaccinati) per prevenire 1 deceduto, ed è calcolato come 1 su ARR e moltiplicato poi per 100.000