Proposte e richieste

Il Comunicato PSI di cui abbiamo parlato non si è proposto solo di denunciare quanto in essere alla luce di quanto il nostro lavoro ha da sempre sottolineato, considerando lo stretto legame che esiste tra la comunicazione di un Governo, il ruolo della narrazione di un evento tra la popolazione e la percezione individuale, con tutto ciò che ne consegue sul piano della salute. Tra le richieste e le proposte quella di:

  1. Ripristinare una comunicazione realmente democratica e pluralistica, libera e di confronto. Il disagio psichico indotto dal radicale sovvertimento degli stili di vita delle persone è variegato ed assume contorni psicopatologici diversi, ma sempre accomunati da drammaticità di esordio e gravità clinica. Il primum movens di tutte le situazioni psicopatologiche che si sono manifestate e che si stanno aggravando è rappresentato dal binomio perdita di speranza/paura: se la comunicazione reitera incessantemente e monocraticamente contenuti terrorizzanti, stigmatizzando punti di non ritorno reali o fantasmatici, in automatico si ingenerano tali vissuti che fungono da trigger per evoluzioni patologiche e psicosociali gravissime. Il ripristino di una comunicazione realmente pluralistica, dove le voci fuori da quello che appare un coro autorizzato (spesso anche molto differente da quello di cori autorizzati di altri paesi), darebbe la possibilità di poter confrontare differenti ipotesi di realtà, differenti visioni future e differenti sviluppi  di vita possibili per fronteggiare scenari profetizzati come apocalittici ed inevitabili. Allo stato attuale l’espressione di un’opinione non accettata dal mainstream non appare praticabile senza ritorsioni, minacce o pubbliche gogne mediatiche: una voce dissonante viene inevitabilmente bollata come fake news o complottismo, immediatamente aggredita e processata non attraverso seri e più che leciti dibattiti ma con ostracismo radicale a priori dal sistema mediatico, negando ogni forma di dubbio o di pensiero alternativo, a costo della menzogna o della delegittimazione personale. Si tratta propriamente di una devianza comunicativa che sta raggiungendo livelli estremamente pericolosi.
    Oltre 900 professionisti italiani rivendicano pertanto il diritto di ogni cittadino a poter ascoltare le differenti opinioni in gioco per poterle approfondire, se lo reputa opportuno, nei modi e dalle fonti che reputa più affidabili, per trarre le sue ragionate conclusioni. Rivendicano inoltre il suo legittimo diritto a diffondere le sue opinioni con serenità.
  2. Promuovere una cultura della salute Secondo i dati provenienti da più fonti mediche, il decorso della malattia portata dal Covid-19 per la maggior parte delle persone è blando, ovvero presenta sintomi lievi. Le persone decedute, secondo i dati dell’ISS, avevano in essere altre patologie. Le persone sane corrispondono infatti a quell’ampia percentuale di casi che ha contratto il virus ma che ha riscontrato sintomi leggeri o che addirittura non si è accorta di nulla, costruendo presto gli anticorpi necessari. Ormai è noto in qualsiasi ambito scientifico del settore che condurre uno stile di vita più sano irrobustisce e forgia il sistema immunitario. Mangiare sano, fare movimento, conoscere e gestire lo stress, non fumare né assumere sostanze tossiche, dovrebbe rappresentare un impegno per ognuno di noi, ed i mezzi di comunicazione dovrebbero trasmettere informazioni a tal riguardo senza posa. Appare dunque desolante e dal preoccupante sapore retrogrado osservare il faro dell’attenzione pubblica quasi esclusivamente orientato verso la patogenesi piuttosto che sulla salutogenesi. L’importanza di uno stile di vita sano che tocchi in modo sistemico i fattori che rendono resiliente l’organismo e rinforzano il sistema immunitario dovrebbe diventare parte di una società pronta ad affrontare le sfide complesse sotto ogni punto di vista, in primis quello della salute. Una comunicazione mediatica in tal senso risolverebbe al contempo diverse criticità:
  • solleciterebbe le persone a riappropriarsi della responsabilità sulla propria salute, piuttosto che sentirla sotto minaccia dei comportamenti altrui;
  • aumenterebbe il senso di fiducia e speranza nelle proprie possibilità, piuttosto che delegare ad altri ogni scelta vitale;
  • diminuirebbe il timore e la vulnerabilità rispetto agli eventi patogeni, riducendo di fatto le conseguenze dell’effetto nocebo;
  • restituirebbe la dignità all’essere umano fornendo indicazioni di rilievo per il suo benessere;
  • alleggerirebbe il sistema sanitario nazionale ed i professionisti della cura, oltre a migliorare il clima di rispetto e fiducia tra i cittadini e gli enti medesimi.

3. Evitare l’innesco e la crescita di ulteriori forme di discriminazione
La comunicazione mediatica sul COVID-19 ha alimentato paure esagerate ed irrazionali. Sono state discriminate o attaccate persone senza mascherina che passeggiavano per strade deserte, operatori sanitari, piccoli imprenditori e autonomi disperati che manifestavano pacificamente rispettando le distanze. Nuovamente, occorrerebbe scoraggiare tali condotte sollecitando la cooperazione costruttiva e diffondendo buone pratiche, case histories ed esempi concreti dove in primo luogo possa emergere il valore della libertà personale e non lesiva, l’aiuto reciproco e la sinergia tra i governanti e la popolazione.
4. Riconoscere pubblicamente gli errori commessi
Fermo restando che nessun vertice politico e medico fosse pronto per un’emergenza del genere, sono stati fatti degli errori. Questo ha generato sfiducia e sconforto a livello di sentiment popolare. L’autorevolezza tuttavia non si ottiene non sbagliando mai, ma ammettendo e facendo ammenda sui propri errori, per ripartire in maniera più consapevole e ragionata. Alcuni eventi che hanno generato fermento generale sono fatti gravissimi e sotto gli occhi di tutti, ed un’ammissione di errore in tal senso non è solo moralmente corretta, ma è necessaria per il ripristino della credibilità di chi ha permesso tutto questo.
5. Stimolare il confronto tra studiosi e specialisti ufficiali e studiosi e specialisti indipendenti
Ciò che maggiormente è saltato all’occhio è l’enorme divario tra le comunicazioni ufficiali ed unidirezionali enfatizzate nel mainstream e quella di altri professionisti nelle medesime aree provenienti da fonti indipendenti. Il ruolo dei social network, quando non ha spregevolmente alterato o oscurato taluni contributi, ha ben messo in luce tali discrepanze, fomentando acredine e – nuovamente – sfiducia e paura. Una visione con maggiore coscienza di realtà la si osserva quando questa tende ad unire e non a dividere, o comunque ad incentivare il dialogo costruttivo di tutte le voci del coro. Questa è forse una delle più grandi sfide alla quale tutti siamo chiamati.
6. Ripristino dei diritti civili
Il diritto civile non riguarda solo la giurisdizione, ma rappresenta a tutti gli effetti un prerequisito indissolubile per il mantenimento dell’equilibrio psichico e comportamentale. Durante il lockdown si sono paventati diversi obblighi ed imposizioni:

  • quello che mette a rischio la libertà di scelta delle cure e delle soluzioni mediche (primariamente vaccinali) come condizione/minaccia per un ripristino della normalità;
  • quello di tecnologie potenziate come soluzione alternativa alle normali interazioni sociali;
  • quello dell’adozione di presidi sanitari per tutti che, oltre a non essere di chiara efficacia per evitare il contagio del virus, di certo non sono privi di rischi sul piano psicologico;
  • quello dell’isolamento, del controllo (attraverso forze di polizia o strumenti tecnologici) e dell’uniformità di pensiero come già delineati sopra.

Il Comunicato Psi rivendica dunque la necessità di riportare al centro l’idea del cittadino come essere vivente con qualità e necessità fisiche, psichiche e spirituali, innalzandolo dal livello di mero consumatore in cui è decaduto. Rivendica inoltre il suo diritto alla libertà di pensiero, di espressione e di scelta di cura.
Tali libertà sono garantite dalle fondamenta della Costituzione, e non sono solo diritti inalienabili dei cittadini ma rappresentano il necessario terreno per il mantenimento di una salute psico-fisica individuale e sociale. Conclusione: la centralità della salute mentale come bene irrinunciabile dell’individuo

Nel contesto del drammatico stravolgimento nelle modalità del rapportarsi sociale, affettivo e lavorativo, emerge una marcata superficialità del livello di attenzione che è stato posto – da parte delle autorità e dei vari team di esperti arruolati per l’occasione – sulle drammatiche conseguenze in termini di disagio psichico globale.
Appare incomprensibile a livello logico vedere applicato in modo esasperato il principio di precauzione sanitaria per prevenire i possibili effetti di un virus, e osservare la quasi negazione di tale principio per altri aspetti della salute, come se i danni provocati da un virus fossero più rilevanti di quelli che riguardano l’equilibrio psichico e gli altri aspetti citati nel Comunicato.
Appare bizzarro che nel momento in cui si profetizzano riprese ed accensioni assolutamente non prevedibili sotto il profilo medico ed epidemiologico, non sia stato posto tra i foci attentivi dell’azione un progetto serio e valido per la tutela della salute mentale e per il corretto sviluppo personalogico dei minori.
La realtà è stata stravolta, e dalla clinica emergono già allo stato attuale incrementi drammatici dei principali indicatori psicopatogenetici, come sopra esposto.
Dubitiamo che sia necessario ricorrere alla fenomenologia per comprendere quali eventi critici possano generare dal senso di deprivazione dello spazio, percepito come inaccessibile e irrimediabilmente perduto, e dal senso di deprivazione del tempo, vissuto in un presente fisso e cristallizzato, dove il futuro è esso stesso chiuso da una cortina impenetrabile costituita da angoscia e senso di perdita.
Appare stupefacente appellarsi paternalmente al senso di responsabilità dell’individuo quando lo si spinge di fatto – isolandolo socialmente ed affettivamente, abbandonandolo in molti casi anche economicamente, privandolo della possibilità di sostentare i propri cari e senza visione del futuro – verso gravi scompensi psicopatologici.
Oltre a ciò, le interferenze sullo sviluppo personalogico dei bambini è brutalmente inficiato dall’impossibilità di relazionarsi con i coetanei, di esperire la realtà liberamente, dovendosi in molti casi confrontare con genitori disperati e spaesati e non in grado di supportarli affettivamente, né di spiegare loro lo scorrimento di una realtà che essi stessi non comprendono.
Sarà fondamentale porre nuovamente al centro dell’attenzione un particolare che, in maniera stravagante, sembra sia stato curiosamente omesso: l’essere umano, con i suoi bisogni fondamentali, con la sua forza, ma anche con la sua sofferenza e vulnerabilità. Un tale essere vivente viene evocato quale fantasma ogni qualvolta ci si dimentica di considerarlo essere umano in quanto tale, e non solo pedina economica e politica da manovrare.
Di fatto, allo stato attuale ci sono tutti i presupposti per poter individuare gli elementi in gioco di una forte manipolazione psicologica delle masse da parte di una visione, un pensiero e un approccio alla vita dominante che cerca di imporsi come unico e indiscutibile, di caratteristica indubbiamente settaria.
Noi specialisti della salute psichica, in unione e costante confronto con tutte le figure professionali che lavorano quotidianamente per il benessere delle persone e della società, ci impegneremo a sostenere tutti quei comportamenti virtuosi in grado di favorire il maggior benessere psico-fisico, e ci impegneremo a promuovere la bellezza e la ricchezza del libero pensiero.

(1) L’elenco di tutti i professionisti che hanno firmato il Comunicato inviato al Governo si trova qui: https://comunicatopsi.org/chi-siamo/

(2) Alcuni dei migliaia di studi in merito si trovano qui: https://comunicatopsi.org/bibliografia-osservatorio/

(3) Informazioni sulla salutogenesi e il benessere mentale sono elaborate da alcuni firmatari del Comunicato Psi e condivise qui: https://comunicatopsi.org/blog/