Il caso
È notizia di questi giorni che la Procura di Milano sta indagando sette professori di importanti istituzioni per la ricerca sul cancro.
Scienziati impegnati nella ricerca sul cancro hanno manipolato le immagini dei loro studi, riuscendo così a ottenere successo, carriera, nuovi fondi per le loro ricerche.
La Procura di Milano ha appena concluso un’indagine lunga e complessa, che fornisce un quadro devastante: professoroni stimati e rispettati, luminari della ricerca che manovrano milioni di euro provenienti da fondi pubblici, donazioni private, raccolta del 5 per mille, sono stati beccati ad “aggiustare” la documentazione poi pubblicata dalle più prestigiose riviste scientifiche internazionali.
Il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas, è forse il più noto tra gli scienziati indagati dalla Procura di Milano con l’accusa di aver manipolato le immagini delle loro ricerche, pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali.
Gli altri indagati sono Pier Paolo Di Fiore (Ifom), Pier Giuseppe Pelicci (Ieo), Marco Pierotti, Maria Angela Greco, Elena Tamburini e Silvana Pilotti (Istituto dei tumori).
Come raccontato dal Fatto quotidiano il 30 giugno, i pm milanesi hanno accertato le manipolazioni, anche se hanno poi chiesto l’archiviazione del caso, denunciando la mancanza in Italia di una legge che permetta di colpire le frodi scientifiche.
Hanno manovrato finanziamenti milionari, provenienti dal ministero della Ricerca, dal ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Hanno ricevuto, solo nel periodo analizzato dalla Procura, tra il 2005 e il 2012, cifre altissime: 9,37 milioni Di Fiore; 3,06 milioni Mantovani; 1,48 milioni Pelicci; 3,60 milioni Pierotti. Si sono costituite come parti civili nell’inchiesta, ovvero come “persone offese” dagli indagati, l’associazione di consumatori Codacons, l’Associazione italiana per i diritti del malato, l’Istituto nazionale dei tumori di Milano e, infine, l’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro, che gestisce ogni anno milioni di fondi dedicati agli studi sui tumori. Quest’ultima però non è passata indenne dalle critiche dei pm milanesi Francesco Cajani e Paolo Filippini, i quali nella loro richiesta d’archiviazione, hanno dichiarato: “sono evidenti i conflitti d’interesse all’interno di Airc, la cui commissione consultiva scientifica decide sulla destinazione dei finanziamenti (raccolti in prevalenza con il meccanismo del 5 per mille) a favore di studi scientifici condotti dagli stessi componenti”.
Il tema della ricerca scientifica, specialmente quella sul cancro, è delicatissimo, perché coinvolge le speranze di tanti pazienti, riguarda finanziamenti ingenti, pubblici e privati, ed esige, per essere trattato, di competenze specialistiche.
Il vuoto normativo
Eventuali manipolazioni, atti di superficialità, errori o modifiche intenzionali dei dati, grazie alle nuove tecnologie di indagine hanno vita sempre più breve, però queste manipolazioni spesso e volentieri non sono punite.
Purtroppo, con il caso della Procura di Milano, il giudice delle indagini preliminari Sofia Fioretta ha deciso di archiviare il caso in quanto il reato non è previsto nell’ordinamento italiano. Nel 2013 Lancet evidenziava come in Europa solo Danimarca e Norvegia avessero una legge per prevenire o contrastare il fenomeno delle frodi scientifiche, mentre la maggior parte dei Paesi europei si è dotata di codici etici e linee guida.
L’Italia è tristemente tra i pochi Paesi sprovvisti di ogni regolamentazione.
Nel 2015 il Cnr ha adottato specifiche linee guida sull’integrità della ricerca, aggiornate lo scorso aprile, ma servirebbe molto di più.
Sarebbe importante che questa materia fosse regolata a livello europeo in modo che la comunità scientifica operante nell’Unione possa contare su uno standard giuridico uniforme. Si dovrebbe anche agire su più livelli: da corsi di etica della ricerca obbligatori per tutti i ricercatori, al rafforzamento del tutoraggio dei responsabili di laboratorio, fino a una cornice legislativa rigorosa di sanzione delle frodi scientifiche che, quando accertate, possano comportare il licenziamento dell’autore. Chiunque entri in un laboratorio deve garantire piena, continua e assoluta tracciabilità di ogni passo compiuto durante la giornata. Chi non è in grado di farlo va allontanato. Non è infatti ammissibile che esperimenti e risultati non siano archiviati e ricostruibili a posteriori, che i quaderni di laboratorio non siano aggiornati o che quanto scritto non sia perfettamente riconducibile a dati e prove.
Le dimissioni di Schillaci sono doverose, come nel caso di Standford
Anche la rivista Science dà ragione all’inchiesta de Il manifesto e conferma che le immagini delle sue ricerche sono state duplicate.
Lui, in quanto rettore e direttore delle ricerche, non ha vigilato su tali errori e frodi e dunque le sue dimissioni sono doverose, esattamente come è successo all’Università di Standford. A luglio 2023, il neuroscienziato Marc Tessier, all’epoca rettore dell’Università di Standford (Silicon Valley, California), ha annunciato le dimissioni da tale ruolo dopo la pubblicazione di un rapporto che lo accusava di aver firmato ricerche truccate. Le accuse, fatte dal giornale Standford Daily, riguardavano studi realizzati tra il 1999 e il 2009, quando Tessier-Lavigne dirigeva il laboratorio della multinazionale biotecnologica Genentech. Le immagini della ricerca apparivano esattamente identiche a quelle di altre ricerche riciclate per mostrare dati mai ottenuti.
La comunità scientifica ne era già a conoscenza nel 2015, ma in totale clima di omertà non disse nulla. Tessier-Lavigne ha sempre negato il suo coinvolgimento alla frode, ma il rapporto che denunciava i fatti l’ha incolpato in quanto direttore di quelle ricerche e per il fatto di non averle corrette una volta scoperti gli errori. La denuncia ha messo anche in luce i metodi con cui Tessier-Lavigne guidava i gruppi di ricerca: premiare i ricercatori che generavano risultati favorevoli e marginalizzare chi non riuscivano ad ottenere tali risultati. Colto sul vivo, Tessier-Lavigne ha deciso di dimettersi, riconoscendo le proprie negligenze e le proprie mancanze.
In Italia, le frodi non esistono solo da ora
Le frodi scientifiche in Italia sono molte di più di quelle che la Procura di Milano ha messo sotto inchiesta. Pubpeer, la piattaforma web americana che denuncia gli imbrogli nella ricerca e le documentazioni scientifiche taroccate (https://pubpeer.com), ha dichiarato che “le manipolazioni effettuate da illustri ricercatori italiani per poter pubblicare lavori su importanti riviste scientifiche sono non l’eccezione, ma la norma”.
Perché questo? Il motivo sta nelle condizioni precarie di molti giovani ricercatori e nella manipolazione intenzionale di dati scientifici per questioni legati a conflitti d’interesse e business. Il primo è un motivo legato o alla sopravvivenza o al bisogno di finanziamenti pubblici, il secondo dato dal profitto privato che declassa l’interesse pubblico.
Il dogma “publish or perish”
Le manipolazioni delle ricerche scientifiche servono a pubblicare.
Le pubblicazioni servono ad aumentare il “valore” scientifico degli autori, misurato da un parametro che si chiama H-index.
L’H-index serve per ottenere fondi per nuove ricerche, da parte dell’Airc (l’associazione italiana per la ricerca sul cancro), ma anche dei Ministeri della Salute e della Ricerca. Hanno pubblicato immagini manipolate, secondo Pubpeer, ben 44 dei 62 componenti del comitato tecnico-scientifico dell’Airc. Il professor Riccardo Vigneri, componente del consiglio di indirizzo di Airc, è citato da Pubpeer per manipolazioni otto volte, di cui quattro insieme al figlio Paolo, fruitore di finanziamenti Airc, citato da solo altre cinque volte. L’inchiesta della Procura di Milano è partita da una indagine giudiziaria di alcuni anni fa che riguardava il professor Alfredo Fusco dell’Università di Napoli, citato da Pubpeer per aver manipolato ben 129 pubblicazioni. La sua allieva Francesca Carlomagno, che siede nel comitato tecnico-scientifico di Airc, è citata 11 volte su Pubpeer. Il professor Carlo Croce secondo il sito americano risulta autore di 128 pubblicazioni manipolate. Il professor Ruggero De Maria, ex componente del comitato tecnico-scientifico di Airc, è citato su Pubpeer decine di volte. Il suo collaboratore Giorgio Stassi siede oggi nel comitato tecnico-scientifico e su Pubpeer è citato 16 volte. Sua moglie, la professoressa Matilde Todaro, compare 11 volte su Pubpeer e ottiene regolarmente finanziamenti da Airc. È presente su Pubpeer, con due lavori manipolati, anche la professoressa Anna Mondino, attuale donna immagine sul sito web Airc.
Manipolazione scientifica e conflitto d’interessi
Per quanto questo caso di frodi possa creare scandalo nell’opinion pubblica, le frodi scientifiche non sono una novità, ma capitano spesso e volentieri.
Non dobbiamo dimenticare che, in un sistema capitalista, la scienza – a meno che non sia pubblica e dipendente solo da finanziamenti pubblici – non è “neutrale”, ma dipendente dall’accumulo capitalistico, in quanto le sue scoperte – sempre più tecno-scientifiche – guardano al profitto industriale che possono ottenere piuttosto che rivolgersi all’interesse pubblico.
Nel 2006, Il Comitato Nazionale di Bioetica aveva redatto un ottimo documento dal titolo “Conflitto d’interesse nella ricerca biomedica e nella pratica clinica” in cui già descriveva i casi di manipolazione scientifica intenzionale e di frode come fattori sistemici, constatando che:
- l’industria spesso non fornisce ai medici e ricercatori un’informazione neutrale e completa, ma un’informazione già indirizzata, creata nei propri uffici;
- l’industria controlla e indirizza la ricerca attraverso i finanziamenti che elargisce all’Università;
- l’industria a volte interrompe ricerche non favorevoli o ne impedisce la pubblicazione, mentre in altri casi distorce una ricerca in corso, sostituendo gli obiettivi (end points) primari con obiettivi surrogati;
- i dati bruti delle sperimentazioni clinico-farmacologiche rimangono spesso nelle mani dell’industria e non vengono mai messi a disposizione dei ricercatori che li hanno prodotti e, capita, che questi ultimi i dati vengono forniti soltanto quando sono stati rielaborati dagli uffici statistici delle aziende; l’industria, in quanto “proprietaria dei risultati”, non pubblica i risultati negativi;
- le riviste scientifiche non pubblicano articoli con dati negativi perché di scarso interesse scientifico o commerciale;
- l’industria condiziona, attraverso la pubblicità, le maggiori riviste mediche, i cui referees spesso hanno rapporti di dipendenza economica dalle aziende; e i medici che redigono le rassegne o le linee-guida sovente non sono davvero indipendenti dalle industrie.
Conclusioni generali
Alla ricerca scientifica italiana, esattamente come a tutte le altre, servono regole di comportamento, una seria legge sulle frodi scientifiche e sul conflitto d’interessi.
Per quanto lo scientismo contemporaneo (che vede nella scienza un’entità divina) non lo ammetta, la scienza progredisce grazie alla continua verifica dei risultati e alla correzione di eventuali errori. Il ricercatore che non ammette i propri errori e non li corregge è il peggiore nemico della scienza e mina alle basi il rapporto di fiducia fra il cittadino e gli enti di ricerca. I vertici di Airc dovrebbero prendere una posizione pubblica rispetto all’indagine della Procura di Milano e adottare procedure che garantiscano sulla bontà della selezione per l’assegnazione dei fondi, che vigilino sulla qualità della ricerca prodotta e che limitino il rischio di condotte scientifiche scorrette. Ne va della reputazione delle tante associazioni e fondazioni che, come Airc, meritoriamente raccolgono fondi per sostenere la ricerca. Lo dobbiamo ai tanti concittadini che con le loro donazioni permettono il finanziamento della ricerca, ma ne va, più in generale, del diritto umano alla salute che non può essere mercificato per interessi privati.