Certamente non sono due “No-vax”. Il dottor Malone ha inventato la tecnologia di base dell’mRNA utilizzata da Pfizer e Moderna per produrre i loro vaccini e ha trascorso la sua intera carriera professionale sviluppando e facendo progredire nuove tecnologie vaccinali, vaccini e altri dispositivi sanitari. Il signor Navarro ha svolto un ruolo chiave alla Casa Bianca di Trump nell’avviare l’Operazione Warp Speed e nel garantire la consegna tempestiva dei vaccini. Sono presentati così nell’articolo a loro firma apparso il 5 agosto sul Washington Times dal titolo:

LA “CORSA AGLI ARMAMENTI” VACCINALI POTREBBE RIVELARSI PERICOLOSA PER IL POPOLO AMERICANO

“Il popolo americano merita di meglio che una strategia di vaccinazione di massa sotto la bandiera della cattiva scienza e imposta attraverso misure autoritarie”

affermano gli Autori dopo una disamina della campagna vaccinale statunitense, peraltro identica a quella italiana. Sono 4 i presupposti, tutti sbagliati, che guidano la politica vaccinale di Biden.

  1. La vaccinazione di massa può eradicare il virus e garantire la ripresa economica ottenendo l’immunità di gregge in tutto il paese (e nel mondo). Ormai il virus è così ampiamente diffuso in tutta la popolazione mondiale che, a differenza della poliomielite e del vaiolo, la sua eradicazione è irrealizzabile. Il SARS-CoV-2 e le sue miriadi di mutazioni probabilmente continueranno a circolare, proprio come i virus del raffreddore e dell’influenza.
  2. I vaccini sono (quasi) sempre efficaci. Al contrario, i vaccini attualmente disponibili sono vaccini imperfetti. Sebbene siano capaci di ridurre i ricoveri in terapia intensiva e la morte, essi si limitano a ridurre (e non eliminano) il rischio di infezione, di replicazione e di trasmissione. Come ha rivelato una presentazione dei Centers for Disease Control, anche una copertura vaccinale della popolazione del 100% con gli attuali vaccini “imperfetti”, combinata con il rigoroso utilizzo delle mascherine, non fermerà la diffusione della contagiosissima variante Delta.
  3. Il terzo presupposto è che i vaccini siano sicuri. Oggi gli scienziati, i medici e i funzionari della sanità pubblica ammettono l’insorgenza di rischi rari ma assolutamente non banali, come miocarditi, pericarditi, eventi trombotici, anomalie del ciclo mestruale, paralisi di Bell, sindrome di Guillain Barre e crisi anafilattiche. Sono sconosciuti ancora gli eventi avversi a lungo termine sulla fertilità, su altre patologie autoimmuni, e sul rischio di maggiore vulnerabilità alla reinfezione da SARS-CoV-2 o sulla riattivazione di infezioni virali latenti, come l’herpes zoster. Con buone ragioni, la Food and Drug Administration deve ancora approvare i vaccini ora somministrati unicamente con una autorizzazione all’uso in via emergenziale.
  4. Il fallimento del quarto presupposto, legato alla “durata”, è il più allarmante e sconcertante. Risulta che i vaccini attualmente in uso possano offrire una protezione di soli 180 giorni, una durata decisamente inadeguata, in base ai dati israeliani e confermati da Pfizer, dal Dipartimento della salute e dei servizi umani, nonché da altri paesi. Si profila già la necessità di dosi di “richiamo” di massa a intervalli di sei mesi per il prossimo futuro. Vaccinazioni ripetute, anche se singolarmente presentano un rischio modesto, possono comportare un rischio elevato. 

Il motivo più importante per cui una strategia di vaccinazione di massa è imprudente è determinato dalla replicazione del virus negli individui vaccinati. La virologia di base e la genetica evolutiva ci dicono che l’obiettivo di qualsiasi virus è infettare e replicarsi nel maggior numero possibile di persone senza farsi notare troppo. Un virus non può diffondersi in modo efficiente se, come accade al virus Ebola, uccide in breve tempo i suoi ospiti.

Storicamente la tendenza dei virus che compiono il salto da una specie all’altra è quella di evolversi in modo da diventare più infettivi e meno patogeni. La politica di vaccinazione di massa realizzata nel corso della pandemia può trasformare questo normale processo darwiniano di “addomesticamento” vaccinale in una pericolosa “corsa agli armamenti vaccinali”. (Per “Corsa agli armamenti” gli Autori intendono: quanto più ci armiamo contro il nemico, tanto più esso si riarma contro di noi, in un circolo vizioso senza fine). Di conseguenza, quante più saranno le persone vaccinate, maggiore saranno le mutazioni resistenti ai vaccini la cui efficacia si ridurrà nel tempo, e di conseguenza dovranno essere sviluppati nuovi vaccini sempre più potenti con rischi sempre maggiori per gli individui che li riceveranno. I vaccini odierni, che utilizzano nuove tecnologie su base genica, generano potenti antigeni che indirizzano il sistema immunitario ad attaccare componenti specifici del virus. Pertanto, quando il virus infetta una persona con una vaccinazione “imperfetta”, la progenie virale verrà selezionata per sfuggire o resistere agli effetti del vaccino. Se una strategia di vaccinazione di massa ha addestrato la totalità della popolazione ad avere la medesima risposta immunitaria di base, allora una volta selezionato un mutante di fuga virale, esso si diffonderà rapidamente attraverso l’intera popolazione, che sia vaccinata o meno. Una strategia di gran lunga preferibile sta nel vaccinare solo i più vulnerabili. Ciò limiterà la quantità di mutazioni resistenti al vaccino e quindi rallenterà, se non interromperà, l’attuale corsa agli armamenti vaccinali. Fortunatamente, i più vulnerabili rappresentano un numero relativamente piccolo, e queste “coorti” hanno già conseguito alti livelli di immunizzazione. Si tratta di cittadini anziani, per i quali il rischio di malattie gravi o di morte aumenta esponenzialmente con l’età, e quelli con comorbilità significative come obesità, malattie polmonari e cardiache.
Per la maggior parte del resto della popolazione, non c’è nulla da temere se non la stessa paura del virus. Ciò è particolarmente vero se abbiamo a disposizione un arsenale sempre crescente di strumenti di profilassi e di terapia scientificamente provate.
Ad esempio, ci sono state molte controversie sull’ivermectina e sull’idrossiclorochina tuttavia, con l’emergere di un numero crescente di prove scientifiche, possiamo essere certi che questi due farmaci sono sicuri ed efficaci nella profilassi e nel trattamento precoce se somministrati sotto la supervisione di un medico. Numerosi altri trattamenti utili vanno da famotidina/celecoxib, fluvoxamina e apixaban a vari steroidi, vitamina D e zinco.
L’intento principale di questi farmaci è attenuare i sintomi e scongiurare i rischi di morte, in particolare per i non vaccinati. A differenza dei vaccini, questi trattamenti non risentono delle mutazioni delle caratteristiche del virus, ma attenuano o migliorano i sintomi infiammatori causati dalla malattia. (Pfizer sta ora commercializzando attivamente la propria terapia antivirale – questa è una tacita ammissione del fatto che il vaccino di Pfizer non è in grado di eradicare il virus).