Il comitato consultivo sui vaccini della Food and Drug Administration (FDA) statunitense si è riunito questa settimana per discutere le richieste di modifica dell’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) dei vaccini contro la COVID-19 a mRNA di Moderna e Pfizer-BioNTech che hanno rispettivamente chiesto una EUA per la somministrazione del vaccino a bambini e adolescenti di età compresa tra 6 mesi e 17 anni e a bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni (quella dai 5 anni è già in vigore).

Le vaccinazioni e/o i richiami in questi gruppi di età non sono necessari.

I dati epidemiologici non giustificano la necessità della vaccinazione in lattanti, bambini e adolescenti

Bambini e ragazzi non hanno mai avuto bisogno di vaccini contro la COVID-19 e certamente non ne hanno bisogno ora. Secondo il Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione inglese (JCVI), devono essere somministrate a bambini di età compresa tra 5 e 11 anni 4 milioni di dosi  per prevenire un solo ricovero in terapia intensiva. Significa che 2 milioni di bambini sono esposti al rischio di eventi avversi gravi per impedire a un solo bambino di essere ricoverato in terapia intensiva per COVID-19. Secondo il JCVI: “La vaccinazione dei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni che non rientrano in un gruppo a rischio clinico impedirebbe un numero relativamente piccolo di ricoveri ospedalieri o di ricoveri in terapia intensiva. Per una variante come Omicron, ci vorrebbero circa quattro milioni di dosi di vaccino a due milioni di bambini per impedire un ricovero in terapia intensiva. I bambini ricoverati di recente in ospedale con COVID hanno avuto una degenza media di 1-2 giorni. L’ondata di Omicron non ha visto più bambini in ospedale rispetto a prima che Omicron colpisse il Regno Unito”.

Nel decidere l’approvazione per l’EUA andrebbero tenuti in considerazione aspetti non trascurabili.

  • Non siamo nell’estate 2020.
  • È assodato che i bambini, anche senza vaccinazione, hanno un basso rischio di gravi complicanze da COVID-19.
  • L’approvazione per i bambini piccoli nel 2022 non è paragonabile con l’approvazione di emergenza dei vaccini COVID-19 per gli adulti nel 2020.
  • Il rischio rappresentato dalla COVID-19 nei bambini è minimo.
  • La letteratura medica ha dimostrato che è difficile giustificare la vaccinazione della fascia di età più giovane e che i ricoveri in bambini non vaccinati sono rari.
  • I vaccini di cui si chiede l’autorizzazione sono stati sviluppati per il ceppo originale di SARS-CoV-2, responsabile di meno dell’1% dei nuovi casi. Le mutazioni emerse sono molto meno gravi e vi è un’ampia disponibilità di terapie preventive, di trattamenti precoci e di misure non farmacologiche di profilassi.

Altro quesito che necessita di risposta è se i bambini che hanno acquisito naturalmente l’immunità attraverso precedenti infezioni dovrebbero essere vaccinati. Un recente studio sponsorizzato da Moderna e dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases del dottor Anthony Fauci ha rilevato che l’immunità naturale è superiore all’immunità trasmessa da qualsiasi vaccino COVID-19. Un recente studio della Johns Hopkins University ha rilevato che il 99% di tutte le infezioni da SARS-CoV-2 ha conferito una immunità che è persistita fino a 20 mesi dopo l’infezione.

Dal momento che non disponiamo di dati certi sulla sicurezza, in particolare sui rischi a lungo termine, non è opportuno proporre la vaccinazione di massa nei bambini, in particolare a quelli che si sono già contagiati con il SARS-CoV-2. Si stima che siano state somministrate più di 12 miliardi di dosi di vaccini COVID-19 in tutto il mondo. Solo negli Stati Uniti sono stati segnalati più di 825.000 eventi avversi correlati al vaccino, un cifra che sottostima notevolmente la realtà, dal momento che, secondo uno studio dell’Università di Harvard si ritiene che questa cifra rappresenti solo circa l’1% del numero effettivo di eventi avversi. Di particolare rilievo, molti degli eventi avversi cardiovascolari più gravi causati dalle vaccinazioni e dai richiami colpiscono in modo sproporzionato la popolazione più giovane.

In Italia si contagiano di più i bambini vaccinati

Stiamo seguendo l’andamento del rischio di contagio tra i bambini italiani di 5-11 anni da quando l’ISS fornisce i dati. Alla prima rilevazione, del 17 marzo, i non vaccinati presentavano un rischio maggiore di malattia del 5,5% rispetto ai vaccinati con ciclo completo. Il rapporto si è presto invertito e dalle successive rilevazioni, la possibilità di contagiarsi è stabilmente SUPERIORE tra i bambini vaccinati con ciclo completo rispetto ai non vaccinati di più del 30%. Paradossalmente, il rischio è minore nei vaccinati con ciclo incompleto, probabilmente perché in questa categoria rientrano quanti hanno presentato una pregressa infezione e quindi godono di una immunità naturale realmente protettiva.

FONTE: https://www.statsalute.com/covid19-iss-scolare-monitoraggio

 

I vaccini COVID-19 sono inefficaci contro le nuove varianti

VRBPAC non deve cadere nel luogo comune che recita:  “ha contratto una malattia lieve perché si è vaccinato “ o “sarebbe stata una malattia grave senza vaccinazione o senza booster“. I dati mostrano che non sono solo le persone “trivaccinate” ad avere sintomi lievi di COVID-19. In sostanza, tutti, indipendentemente dallo stato di vaccinazione contro il COVID-19 , presentano ora una malattia meno grave. La variante Omicron è altamente contagiosa ma meno pericolosa delle precedenti: è nota la riduzione del rischio di ospedalizzazione per Omicron rispetto alle infezioni da variante Delta. In Inghilterra su oltre 1,5 milioni di casi (oltre un milione con Omicron e 450.000 con Delta) Omicron nei non vaccinati è risultata 5 volte meno letale di Delta nell’insieme delle fasce di età, e circa 10 volte meno nella mezza età. La letalità di Omicron è circa 8,7 inferiore a quella di Delta. Rispetto alle varianti precedenti, la Omicron ha diminuito in modo marcato l’efficacia protettiva sia di un’infezione pregressa, sia delle vaccinazioni. Comunque, chi ha superato l’infezione naturale è protetto da un’infezione da Omicron un po’ più di chi ha fatto due dosi di vaccino (la differenza, 61,9% rispetto a 55,9%, non è statisticamente significativa, ma è noto che la protezione da vaccinazione declina nei mesi assai più rapidamente di quella che segue a un’infezione naturale, oltre a non fornire la protezione delle mucose conferita dall’infezione naturale).

In conclusione, oltre ai rischi per la sicurezza, non vi è alcun beneficio clinico, statistico o epidemiologico nell’estendere la vaccinazione ai bambini.