Nei ricchi paesi occidentali, la maggior parte degli adulti ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro la COVID-19 e l’attenzione si sta spostando verso i bambini. Sebbene sia ampiamente riconosciuto che il rischio di sviluppare una malattia grave a causa del SARS-CoV-2 sia molto basso in età pediatrica, molti credono che la vaccinazione di massa dei più piccoli non solo possa proteggerli da forme severe della malattia, ma anche prevenire la trasmissione dell’infezione agli adulti vulnerabili e contribuire a porre fine così alla pandemia.

Elia Abi-Jaoude, Peter Doshi, Claudina Michal-Teitelbaum hanno espresso la loro opinione prendendo in considerazione i molteplici aspetti di questa decisione.

La malattia ha un decorso lieve nei bambini, i rischi delle reazioni avverse sono numerosi

In primo luogo, la malattia nei bambini è generalmente lieve e le sequele gravi rimangono rare.

Nonostante il “long covid” abbia recentemente attirato l’attenzione dei ricercatori, due ampi studi sui bambini mostrano che i sintomi prolungati sono rari e nel complesso simili o più lievi nei bambini risultati positivi per SARS-CoV-2 rispetto a quelli con sintomi  causati da altri virus respiratori.

Il Centro per il controllo delle malattie degli Stati Uniti (CDC) stima che il tasso di mortalità per infezione da COVID-19 tra i bambini da 0 a 17 anni sia 20 per 1.000.000 . Anche i tassi di ospedalizzazione sono molto bassi e probabilmente sono stati sopravvalutati. Inoltre, un’ampia percentuale di bambini è già stata infettata da SARS-CoV-2. Il CDC stima il 42% dei bambini statunitensi di età compresa tra 5 e 17 anni siano stati infettati entro marzo 2021. L’infezione da SARS-CoV-2  induce una robusta risposta immunitaria nella maggior parte degli individui, per cui i rischi di COVID-19 pone nella popolazione pediatrica possono essere anche inferiori  a quanto generalmente ritenuto.

Nello studio clinico presentato per ottenere l’autorizzazione del vaccino di Pfizer-BioNTech nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni, dei quasi 1000 bambini che hanno ricevuto il placebo, 16 si sono ammalati di COVID-19, mentre nessun ragazzo del gruppo vaccinato ha sviluppato la malattia. Data questa bassa incidenza, in considerazione del fatto che la COVID-19 sia generalmente asintomatica o lieve nei bambini e l’ alto tasso di eventi avversi in quelli vaccinati (ad esempio, nello studio è riportato che tra i ragazzi di 12-15 anni, 3 su 4 avevano affaticamento e mal di testa, circa la metà aveva brividi e dolori muscolari e circa 1 su 4-5 aveva febbre e dolori articolari), un confronto degli anni di vita aggiustati per la qualità di vita favorirebbe molto il gruppo placebo.

I potenziali benefici del vaccino, inclusa la protezione dei bambini contro un COVID-19 grave o contro long COVID, potrebbero modificarne l’equilibrio, ma questi benefici non sono stati evidenziati nello studio e rimangono ipotetici.

Anche supponendo una protezione contro la forma grave della malattia, data la sua bassissima incidenza nei bambini, sarebbe necessario vaccinarne un numero estremamente elevato per prevenire un caso grave. Nel frattempo, un gran numero di bambini con un rischio molto basso di malattie gravi sarebbe esposto ai rischi del vaccino, noti e sconosciuti. Oggi, il vaccino di Pfizer è stato ritenuto dal governo israeliano probabilmente collegato a miocardite sintomatica , con un’incidenza stimata tra 1 su 3000 e 1 su 6000 nei maschi di età compresa tra 16 e 24 anni. Inoltre, gli effetti a lungo termine di vaccini basati su tecnologie nuove sono sostanzialmente sconosciuti.

Il rischio di trasmissione è modesto

Il rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 dai bambini agli adulti è basso e in diminuzione, anche se non trascurabile. Gli insegnanti delle scuole hanno maggiori probabilità di contrarre SARS-CoV-2 da altri adulti piuttosto che dai loro studenti . Il contributo delle scuole alla trasmissione comunitaria è stato costantemente basso. Inoltre, stimando che il 42% di bambini e ragazzi di età compresa tra 5 e 17 anni negli Stati Uniti siano già immunizzati per infezione naturale, il rischio della trasmissione da parte dei bambini si riduce ulteriormente. Inoltre, la maggior parte degli adulti nei ricchi paesi occidentali ha ricevuto almeno una dose di vaccino e circa l’ 80% degli adulti del Regno Unito ora ha anticorpi SARS-CoV-2, sia per infezioni pregresse che per vaccinazione, e pertanto le opportunità per i bambini di essere vettori di trasmissione agli adulti stiano diminuendo.

Alla luce di tutte queste considerazioni, l’affermazione che vaccinare i bambini contro SARS-CoV-2 proteggerà gli adulti rimane ipotetica. Supponendo che sia vero che la vaccinazione dei bambini protegga gli adulti, il numero di bambini che dovrebbero essere vaccinati per proteggere un solo adulto da una grave forma di COVID-19 sarebbe straordinariamente alto, in considerazione dei bassi tassi di trasmissione dei più piccoli, dell’elevata percentuale di bambini già immunizzati e del fatto che la maggior parte degli adulti sono vaccinati o immunizzati naturalmente. Questo numero va confrontato con il numero di bambini che verrebbero danneggiati, anche per rari eventi gravi.

Una scelta eticamente discutibile

Questione diversa, ma cruciale, riguarda l’etica. Dovremmo davvero prendere in considerazione l’idea di vaccinare i bambini, esponendoli a vari rischi, non per un loro beneficio ma solo per proteggere gli adulti? Crediamo che l’onere di proteggere sé stessi ricada sugli adulti. In più paesi del mondo, la stragrande maggioranza degli adulti, compresi quelli ad alto rischio, non è stata ancora vaccinata. Se l’obiettivo è la protezione degli adulti, gli sforzi non dovrebbero essere concentrati sull’assicurare loro la vaccinazione piuttosto che indirizzarsi ai bambini? Inoltre, è eticamente ingiusto vaccinare bambini a rischio molto basso di malattia nei paesi ricchi mentre molti adulti vulnerabili nei paesi a basso reddito non hanno ricevuto alcuna dose.

In conclusione

Non c’è bisogno di affrettarsi a vaccinare i bambini contro la COVID-19: la stragrande maggioranza ha pochi benefici ed è eticamente discutibile perseguire un’ipotetica protezione degli adulti esponendo i bambini a danni, noti e sconosciuti. La considerazione del rapporto rischio/beneficio può essere diversa nei bambini a rischio relativamente più elevato di malattia grave, come quelli obesi o immunocompromessi. In caso contrario, l’obiettivo dovrebbe essere quello di garantire la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci per le popolazioni adulte, in particolare a rischio, che ne trarranno i maggiori benefici. Nel frattempo, occorre individuare quali siano i fattori di rischio per i giovani di sviluppare forme gravi della malattia, e l’impatto di nuove varianti, nonché una sorveglianza aggiornata sull’efficacia e sulla sicurezza del vaccino. Ci dovrebbe anche essere una valutazione continua della protezione offerta dall’immunità indotta dall’infezione rispetto all’immunità indotta dal vaccino, specialmente nei giovani .