Centomila euro in azioni di otto società farmaceutiche, tutte quotate alla borsa di New York, sono nel portafoglio di titoli del ministro della Salute Orazio Schillaci.
Le società si occupano di tecnologie mediche, farmaci innovativi per la cura di Covid e tumori, screening della salute per le assicurazioni e il ministro possiede le loro azioni da anni.
Schillaci, comunicando la situazione nella sua dichiarazione patrimoniale, ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di vendere le azioni, non intravedendo un possibile conflitto d’interesse con il suo ruolo di guida del dicastero della Salute di un Paese membro del G7.
Secondo le ricerche de IlFattoQuotidiano, Schillaci possiede 25 pacchetti di azioni di società quotate a Wall Street, per un valore di oltre 700mila dollari e tra queste ci sono anche le 8 aziende che lavorano nel campo farmaceutico:
- Un pacchetto di azioni di 70mila dollari nella Hepion Pharmaceutical, società biofarmaceutica impegnata nella ricerca di una cura per le malattie del fegato, dalla cirrosi al cancro.
- Un pacchetto di 28mila azioni nella Athossa Therapeutics, società che si occupa di prevenzione e cura del cancro al seno.
- Azioni in Moleculin Biotech che ha sei farmaci candidati alla distribuzione per la cura di tumori e virus.
- 1400 azioni nella Celsion Corporation, che si occupa di terapie basate sull’ingegnerizzazione di Rna.
- 2000 azioni in Inovio Pharmaceutical, che sta sviluppando prodotti a base di Dna sintetico per la cura di tumori.
- Nel pacchetto delle azioni di Schillaci anche quelle della Navidea Biopharm e della Vyant Bio, che si occupa di medicina predittiva e lo scorso aprile ha annunciato il suo ritiro dal listino Nasdaq (indice di borsa dell’omonima multinazionale americana di servizi finanziari che possiede e gestisce tre borse negli Stati Uniti e sette borse europee).
Tutte le azioni – ha precisato lo staff di Schillaci – sono in suo possesso “da alcuni anni, molto tempo prima dell’assunzione di incarico di governo” e “non abbiano nessuna attinenza con l’attuale impegno” nel governo, nonché che “si tratta di titoli di scarso valore”.
Non è la prima volta che Schillaci mostra simpatia per le case farmaceutiche.
A maggio 2023, due suoi consulenti sono diventati membri di Ithaca, il neonato think tank sostenuto da colossi come Roche, Gsk, MSD e AstraZeneca e molti altri sponsor. Si tratta del farmacologo Guido Rasi, ex-direttore dell’Aifa e dell’Ema e già consulente del commissario Figliuolo nella campagna vaccinale anti-Covid, e dell’economista dell’università di Tor Vergata Francesco Saverio Mennini.
Secondo il comunicato con cui è stata annunciata l’iniziativa, Ithaca avrà come missione quella di «prefigurare modelli che favoriscano l’innovazione terapeutica e sappiano attrarre risorse finanziarie verso il nostro Paese». Tra i temi di cui si occuperà nel 2023 c’è anche quello dei «modelli di governance». I documenti prodotti da Ithaca consentiranno alle aziende «di far sentire la propria voce e di essere soggetti attivi nella trasformazione dell’ecosistema italiano del farmaco».
Rasi e Mennini, dunque, svolgeranno un doppio ruolo. Da un lato, negli uffici del dicastero consiglieranno il ministro della salute Orazio Schillaci sui principali temi di salute pubblica. Dall’altro, aiuteranno le aziende farmaceutiche a «far sentire la propria voce» su alcuni dossier scottanti. «Il tutto sullo sfondo della riforma dell’Agenzia Italiana del farmaco», ha affermato Francesco Maria Avitto, dirigente della società di consulenza sanitaria Sics che ha ideato il think tank.
In sostanza Ithaca, finanziata a case farmaceutiche, indirizzerà il Ministro su come riformare l’AIFA, l’agenzia deputata a controllare proprio le case farmaceutiche.
Big Pharma, evidentemente, vuole eliminare anche quei pochi filtri democratici rimasti all’AIFA, già influenzata dal business farmaceutico. Il fatto che un ministro si faccia consigliare da due consulenti membri di un think tank partecipato da Big Pharma allo scopo di intervenire nelle riforme del settore, dimostra un evidente rischio di conflitto di interesse.
Detto ciò, l’attuale Ministro della Salute il prof. Orazio Schillaci, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata e docente ordinario di Medicina nucleare, era stato chiamato a far parte del Comitato Tecnico Scientifico durante l’emergenza Covid proprio dal suo predecessore Speranza. Schillaci è sempre stato un convintissimo sostenitore dell’obbligo vaccinale oltre che del Green Pass, considerandolo indispensabile per “garantire la sicurezza nelle aule universitarie”. Schillaci si è distinto, nella sua università, per livelli maniacali di controllo, in cui “oltre ad inquadrare ogni singolo QrCode, gli studenti vengono obbligati a firmare un foglio per segnalare ulteriormente la propria entrata nel complesso e il possesso di pass”.
A tal proposito, ricordiamo che l’Italia, con la sola compagnia dell’Ungheria del nazionalista Orban (che durante la Covid-19 assunse “pieni poteri”) è stato il Paese europeo che, oltre al personale sanitario, ha imposto l’obbligo vaccinale al personale sanitario, scolastico e alle Forze dell’Ordine. Schillaci non può non essere uno dei responsabili delle politiche pandemiche e della gestione securitaria della sindemia da Covid-19.