Stampa e televisioni hanno ripreso la pubblicazione di Pfizer che ha annunciato il successo dei risultati del trial di fase 2/3 del vaccino sui bambini 5/11 anni.
Le informazioni scientifiche fornite da Pfizer sono limitate:
- la dose impiegata per i bambini 5-11 anni è un terzo di quella per il gruppo 12-15
- il titolo anticorpale registrato nei bambini 5/11 anni è simile a quello degli adulti
ma, non vi è alcun dato che evidenzi in quale misura la vaccinazione previene le infezioni nei bambini o lo sviluppo della malattia sintomatica, né vi sono dati sugli effetti avversi, né sul contenimento del contagio.
L’azienda ha affermato che i dati verranno pubblicati in futuro.
In sostanza, Pfizer sostiene di aver ottenuto buoni risultati sui bambini, ma, al momento, la comunità scientifica non li può valutare.
E’ evidente che le strategie vaccinali vorranno includere anche i bambini tra i soggetti da vaccinare. Per questo oggi riportiamo una recente pubblicazione che illustra perché vanno evitate politiche di vaccinazione COVID-19 nei bambini.
Le strategie di vaccinazioni mirate dovrebbero esentare i bambini sani perché, in base alle attuali conoscenze:
- è improbabile essi traggano benefici diretti dalla vaccinazione COVID-19;
- il vantaggio per la collettività sarebbe molto limitato;
- le restrizioni per ridurre il contagio hanno comportato costi elevati alla loro salute psico-fisica, a beneficio soprattutto delle categorie più a rischio.
I rischi di COVID-19 per i bambini e i giovani sono minimi.
«Negli Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Germania, Spagna, Francia e Corea del Sud, i decessi per COVID-19 nei bambini sono rimasti rari fino al febbraio 2021 (cioè, fino al momento in cui lo studio disponeva dei dati), a 0.17 per 100.000 abitanti».
I rischi a lungo termine della somministrazione dei nuovi vaccini COVID-19 a una popolazione di milioni di bambini sono al momento sconosciuti, dato che gli studi clinici hanno coinvolto solo alcune migliaia di soggetti nell’arco di pochi mesi. Nonostante la relativa incertezza, è probabile che gli attuali vaccini COVID-19 siano utili in anziani e più vulnerabili, ma non ai bambini.
Vaccinare i bambini significa trattarli come semplici strumenti per gli interessi di altre persone o per una qualche forma di bene collettivo, come è stato fatto con i lockdown indiscriminati e le altre restrizioni, quale la chiusura delle scuole. Usare i bambini in questo modo, come strumenti, non è necessariamente sbagliato, ma può essere giustificato solo se il costo imposto è sufficientemente piccolo e il beneficio è abbastanza grande.
Purtroppo, i vaccini COVID-19 attualmente disponibili non soddisfano nessuna delle due condizioni.
La vaccinazione non solo li espone a rischi senza alcun sostanziale beneficio diretto, e può rappresentare una misura di sanità pubblica, solo se riduce i livelli di infezione nella comunità. Tuttavia, mentre i vaccini COVID-19 quasi certamente forniranno protezione contro le malattie gravi e la morte, gli effetti nell’impedire i contagi sono incompleti e molto probabilmente transitori.
Ciò significa che in realtà non vi è alcun beneficio collettivo da raffrontare contro i danni individuali ai bambini, a meno che non si eseguano vaccinazioni di massa regolarmente, per esempio, annualmente. Ma ciò aggraverebbe i potenziali danni.
E’ IL MOMENTO DI SMETTERE DI TRATTARE I BAMBINI E I GIOVANI COME SEMPLICI STRUMENTI
Durante la pandemia, abbiamo spesso trattati ibambini come mero strumento. L’ unica ragione per cui abbiamo imposto questo sacrificio ai bambini è l’interesse di altre persone o di altri settori della società. Non dovremmo commettere gli stessi errori e i sacrifici causati dalle misure restrittive imposti ai bambini con le strategie delle vaccinazioni in queste fasce di età.
Giubilini A, Gupta S, Heneghan C. J Med Ethics Epub ahead of print: [please include Day Month Year]. doi:10.1136/medethics-2021-107700