Un anno fa, il 5 giugno 2022, Kenji Yamamoto pubblicava sul prestigioso Journal of Virology un articolo intitolato: Effetti avversi dei vaccini COVID-19 e misure per prevenirli, cos’è cambiato da allora? Poco, rispondiamo noi.
L’autore ha segnalato che, dal dicembre 2021, oltre al COVID-19, il Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare dell’Okamura Memorial Hospital, Shizuoka, Giappone ha riscontrato casi di infezioni difficili da controllare anche dopo diverse settimane di utilizzo di più antibiotici. I pazienti parevano immunocompromessi e ci sono stati alcuni decessi.
Nello stesso istituto sono stati evidenziati eventi avversi della somministrazione del vaccino per la covid, come la trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino (VITT), con frequenza di casi raramente osservata prima. Sono stati segnalati anche casi fatali dovuti a VITT in seguito alla somministrazione di vaccini COVID-19.
Abbiamo in altre occasioni abbondantemente sottolineato come il declino dell’immunità data dai vaccini SARS-COV-2 sia repentino. Addirittura la capacità immunitaria pochi mesi dopo la somministrazione di due/tre dosi di vaccino COVID-19 è inferiore tra gli individui vaccinati rispetto ai non vaccinati.
Anche secondo le raccomandazioni dell’Agenzia europea per i medicinali, i frequenti richiami di COVID-19 potrebbero non essere fattibili e anzi essere controproducenti.
La diminuzione dell’immunità è causata da diversi fattori:
- Nel codice genetico usato nel vaccino una delle basi azotate del RNA, l’uracile, è sostituita dall’N1-metilpseudouridina. La proteina modificata può indurre l’attivazione delle cellule T regolatorie, con conseguente riduzione dell’immunità cellulare.
- Le proteine spike non decadono immediatamente dopo la somministrazione di vaccini a mRNA ma, una volta presenti sugli esosomi, circolano in tutto il corpo per più di 4 mesi.
- Studi in vivo hanno dimostrato che le nanoparticelle lipidiche (LNP) usate per trasportare l’mRNA si accumulano in fegato, milza, ghiandole surrenali e ovaie e che l’mRNA incapsulato in sede è altamente infiammatorio.
- Gli anticorpi appena generati della proteina spike danneggiano le cellule e i tessuti che sono predisposti a produrre proteine spike, e le cellule endoteliali vascolari sono danneggiate dalle spike presenti nel flusso sanguigno; questo può danneggiare gli organi del sistema immunitario come la ghiandola surrenale.
- Gli anticorpi che potenziano l’infezione attenuano l’effetto di quelli neutralizzanti nella prevenzione dell’infezione.
- Il peccato antigenico originale, cioè la memoria immunitaria residua del vaccino di tipo Wuhan, può impedire al vaccino di essere sufficientemente efficace contro le varianti.
Alcuni studi suggeriscono un legame tra i vaccini COVID-19 e la riattivazione del virus che causa l’herpes zoster. Questa condizione è talvolta indicata come sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino. Come misura di sicurezza, le ulteriori vaccinazioni di richiamo devono essere interrotte e la data della vaccinazione e il tempo trascorso dall’ultima vaccinazione devono essere registrati nella cartella clinica dei pazienti.
Kenji Yamamoto arrivava ad affermare che i medici e il pubblico in Giappone non abbiano consapevolezza degli eventi avversi che possono insorgere post vaccinazione COVID-19 e che potrebbe essere necessario considerare il tempo trascorso dall’ultima vaccinazione COVID-19 quando sono previste procedure mediche particolarmente invasive (es. Interventi a cuore aperto).
Confrontando i vantaggi e gli svantaggi dei vaccini a mRNA, finora la vaccinazione è stata comunemente raccomandata ma ora che le sequele del vaccino diventano più evidenti (aumento delle malattie cardiovascolari, in particolare delle sindromi coronariche acute, causate dalle proteine spike nei vaccini genetici, rischio di infezioni dovute all’abbassamento delle funzioni immunitarie, possibile rischio di danno d’organo senza manifestazioni cliniche evidenti, etc) è essenziale un’attenta valutazione del rischio prima dell’intervento chirurgico e delle procedure mediche invasive. Sono inoltre necessari studi controllati randomizzati per confermare queste osservazioni cliniche.