I rappresentanti delle Istituzioni, i tele-virologi, quegli scienziati che operano all’ombra del potere non hanno necessità di fornire le prove che le loro opinioni siano basate su dati scientifici. Sono autoreferenziali: è così come dico IO, perché lo dico IO.
La singolarità del dibattito sulle vaccinazioni, in particolare contro la COVID, è evidente. Mentre si chiede a coloro che esprimono opinioni critiche (spesso supportate da dati pubblicati su riviste prestigiose) di fornire prove e studi, non vengono richiesti alle Istituzioni la stessa precisione e il medesimo rigore.
In estrema sintesi, le prove scientifiche di cui oggi disponiamo ci dicono tra l’altro che:
- i vaccinati si infettano di più dei non vaccinati (più dosi ricevute, maggiore è il rischio di infettarsi: 1 dose +70%, 2 dosi +163%, 3 dosi + 215%, più di tre dosi + 238%.
- il cuore dei vaccinati riporta abitualmente conseguenze che nel 2,8% dei casi determina una miocardite.
- la somministrazione contemporanea di anti-COVID e antinfluenzale comporta un rischio di ictus ischemico nel 20% dei vaccinati.
Non esistono miocarditi o ictus ischemici “lievi”: sono danni permanenti, che possono determinare complicanze, finanche il decesso, anche a distanza di anni.
Eppure sembra che solo il pensiero critico debba documentare con il metodo scientifico (un metodo che tutti i medici e/o uomini di scienza dovrebbero adottare e seguire), mentre all’approccio istituzionale si richiede semplicemente l’esposizione di teorie, che in realtà sono solo opinioni, essendo prive di studi, di verifiche, di prove, di dati statistici affidabili, come vorrebbe l’EBM, la Medicina Basata sulle Prove.
Oggi sempre più persone quasi si sorprendono scoprendo di avere contratto la COVID pur avendo fatto 3-4-5 dosi di vaccino. Alcuni si consolano pensando che senza vaccinazioni sarebbe potuto andar peggio, ma rimane un senso di delusione e di sconforto. Ammalarsi da pluri-vaccinato, in fondo, dà ragione a chi, dati alla mano, sosteneva quello che, semplicemente, era scritto negli studi che hanno portato alla autorizzazione di questi prodotti: che ci si può ammalare anche da vaccinati, che anche i vaccinati possono andare incontro a forme gravi di malattia (nello studio Pfizer dopo qualche mese erano morte più persone tra i vaccinati che tra i non vaccinati, in buona parte per problemi cardiaci), che i “fragili” furono esplicitamente esclusi dagli studi autorizzativi.
Non si crede nella scienza, si verifica: da più di due anni, le istituzioni e i vari “esperti” hanno rifiutato ogni confronto in modo “scientifico”. Perché tali istituzioni, forti delle loro prove, temono questo confronto tra pari?
La spiegazione che mi sono dato è che questo atteggiamento faccia parte di un percorso predeterminato. La questione della gestione delle informazioni è sempre più rilevante in un contesto in cui assistiamo alla coartazione delle libertà e dei diritti attraverso una costante e globale “strategia di emergenza”. Assistiamo a una rapida e coordinata proliferazione di norme internazionali che legittimano, anzi pretendono la censura sui media e su internet di voci in dissenso dalla narrazione ufficiale, con il fine dichiarato di “proteggere da informazioni false e disinformazione”, e pesanti sanzioni per chi non si conforma.
Il valore inestimabile della libertà (e pluralità) di espressione e informazione nel mantenere le società libere e aperte è oggi sottoposto a un attacco senza precedenti, di cui sembra ci sia poca consapevolezza.
Negare il confronto scientifico è il primo passo di questo percorso, impedire l’espressione del dissenso è il secondo, ormai in pieno svolgimento, lo stravolgimento delle regole di convivenza civile segneranno la conclusione di questo percorso che suggelleranno la fine della vita democratica.
Continueremo, finché potremo, ad esprimere i nostri giudizi selle politiche sanitarie nazionali e internazionali perché più prossime ai nostri ambiti di competenza, e perché sono fra i settori più esposti a questa svolta. La traduzione del testo dell’Organizzazione no-profit Brownstone Institute riporta in modo chiaro l’evolvere della legislazione di molti paesi sul controllo dell’informazione, sottolineando il grave pericolo per le democrazie di queste nuove leggi.
Esprimiamo la nostra preoccupazione per il nuovo Trattato Pandemico e gli emendamenti ai Regolamenti Sanitari Internazionali in discussione, che l’OMS vorrebbe far approvare agli Stati membri nel maggio 2024.