Riporto le parole di Enrico Letta ad una manifestazione del PD cui ero presente:
“Il vaccino è libertà, il vaccino è libertà perché questa parola –libertà– è stata usata a sproposito tante, troppe volte; il vaccino è libertà di andare a scuola; il vaccino è libertà di lavorare, di guadagnare; il vaccino è libertà di incontrare gli altri, il vaccino è libertà di viaggiare; il vaccino è libertà di divertirsi, il vaccino è libertà di fare sport; il vaccino è libertà di godersi spettacoli, di godere la ripresa delle attività culturali. Chi non si vuole vaccinare è contro l’altrui libertà e non può essere premiato, e chi è ambiguo su green pass e vaccinazioni è contro la salute degli italiani e chi è ambiguo contro i green pass e le vaccinazioni è contro le imprese, contro i lavoratori e contro gli imprenditori, ed è inutile che chi è ambiguo su vaccini e green pass poi vada a sfilare davanti alle associazioni di impresa a promettere chissà che cosa. La cosa più importante è questa e allora noi, noi con orgoglio siamo il partito dei lavoratori e degli imprenditori perché noi siamo sempre stati coerenti sulla cosa più importante di oggi: cioè il vaccino è libertà, è il vaccino che è libertà”.
Ho ascoltato quell’intervento con attenzione, ed anche con un po’ di trepidazione, dato che ho ricordi personali di quando Letta era un ragazzo e giocava meravigliosamente bene a calcio per le strade di Porta Lucca. Mi ha colpito il fatto che quell’ex-ragazzo, che ha conservato l’aspetto e molto spesso anche l’abito mentale di uno studente di Oxford, abbia ripetuto per ben 13 volte in poco più di 2 minuti che il vaccino è libertà, abbia cioè adottato uno di quegli stratagemmi cui ricorrono gli uomini politici che hanno poco bagaglio culturale e che vanno davanti alla folla armati di una singola frase, che ripetono all’infinito, come se la ripetizione ne svelasse la forza e non, al contrario, la debolezza argomentativa.
E forse è uno stratagemma proprio di chiunque, dotto o non dotto, si avventuri in campi che non sono i suoi e debba davanti ad una folla proclamare un atto di fede sul quale non saprebbe sostenere un contraddittorio, perché lui stesso vi crede più per fede in chi formula quell’asserto che per avere esaminato i dati con una certa competenza.
Il vaccino ci ha ridato la libertà ? Si e no.
Potresti attribuirgli il merito di averci ridato la libertà se queste vaccinazioni avessero la capacità di bloccare i contagi, di impedire la trasmissione.
Non è così!
Il vaccino conferisce una protezione dall’infezione, molto buona/buona dopo i primi 14 giorni dall’inoculo, però declina a distanza di mesi dalla 2a dose, fino ad azzerarsi e persino a invertirsi, nel senso che i soggetti completamente vaccinati diventano addirittura meno protetti dall’infezione rispetto ai non vaccinati. Tale paradossale evoluzione risulta accelerata con la variante Omicron, soprattutto nei bambini e nei confronti degli asintomatici.
Non è vero che il vaccino è libertà di andare a scuola perché per i bambini da 5 a 11 anni il rischio di ammalarsi di COVID è maggiore del 40% per i vaccinati che per i non vaccinati. (Dati ISS)
Non è vero che il vaccino è libertà di guadagnare e lavorare perché dai 18 ai 69 anni (l’età lavorativa) il rischio di ammalarsi di COVID è maggiore di 4 volte nei vaccinati con 3 dosi rispetto ai non vaccinati. (Dati Ministero Salute Inglese). Sono i lavoratori e gli imprenditori trivaccinati ad essere più sensibili all’infezione, ed il partito che vorrebbe rappresentarli dovrebbe sapere che in Italia i lavoratori da 40 a 59 anni hanno un maggior rischio di ammalarsi del 10% se vaccinati con ciclo completo rispetto ai non vaccinati (dati ISS).
Il vaccino attuale non è in grado di preservare lo stato di salute degli altri, anzi a medio e lungo termine, le vaccinazioni ripetute sembrano persino controproducenti a tale scopo.
Non è necessario essere medici, basta essere dei politici preparati per esaminare le politiche vaccinali, per porsi dei quesiti sul fatto che nel mese di giugno 2022, con una copertura vaccinale tra le più alte del mondo, abbiamo più casi dello scorso anno, quando il numero dei vaccinati era inferiore. Qualcosa da dire vi sarebbe stato forse anche sulle 180 milioni di dosi acquistate lo scorso anno a cui si aggiungono le 138 milioni di quest’anno e che stanno scadendo nei centri di raccolta.
Essere politici preparati prevede anche prendere in esame strumenti e strategie per prevenire l’esplosione di pandemie: le vaccinazioni non bastano, non potremo avere sempre il vaccino giusto a disposizione, e dico giusto intendendo un vaccino utile per le categorie a rischio, ma senza garanzie sul fatto che i benefici siano effettivamente superiori ai rischi.
Invocare la libertà dei vaccinati è un’affermazione che può avere un senso. A patto che si dimentichi che in tanti paesi d’Europa, che hanno avuto né più né meno il nostro numero di vittime, e forse qualcuno di meno anziché qualcuno di più, la libertà è stata realizzata in un senso molto più coerente con questo concetto. A me che sono di un’altra generazione, verrebbe da dire che in molti paesi europei la libertà è stata realizzata in modo assai più rispettoso di un principio caro a Gramsci quando scriveva che il problema principale di un uomo libero è la libertà di tutti, e che la libertà di alcuni è il contrario della libertà di tutti.
In Italia il vaccino è stato reso obbligatorio per i sanitari e lo è stato per numerose altre categorie di cittadini. Libertà e obbligatorietà sono principi che presuppongono una visione radicalmente diversa del rapporto tra Stato e cittadino: si può difendere il greenpass e proclamarlo uno strumento di libertà, ripetendo allo sfinimento la frase, ma se dobbiamo affrontare l’argomento con un minimo di rigore giuridico allora è improponibile mettere assieme le due cose perché se non avevi il green pass non lavoravi, il che, se mi si permette, è stato un modo ancora più subdolo di infrangere la libertà in materia di scelte vaccinali: in questo modo si è perfino evitato di assumersi la responsabilità di imporre l’obbligo vaccinale, cioè la responsabilità di eventuali effetti negativi di breve, medio o lungo periodo del vaccino, che come tutti i farmaci ha sempre controindicazioni, effetti collaterali, necessità di una valutazione in termini di costi e benefici.
Lo Stato ha scelto per noi, ha valutato per noi, ha pensato per noi. Ma formalmente senza mai poter essere chiamato in causa, senza che un giorno qualcuno gli potesse imputare alcunché dato che non ha imposto il vaccino, ma il green pass, senza il quale non facevi più nulla.
E’ uno strano genere di libertà, caro Letta, quello che, incurante all’improvviso del principio di non contraddizione, vieni proponendo alle folle. E se mi permetti, io lo rifiuto perché non facendo politica posso concedermi il lusso di restare ancora attaccato alla coerenza logica ed al principio di dimostrabilità di una tesi solo quando supera l’analisi dei fatti, cioè dei dati scientifici, per quante volte la si possa ripetere o sbandierare.