“Ciao, come ti chiami? Vuoi giocare con me?”

Il bisogno di comunicare, di socializzare dei bambini, a partire dai 3 anni di età, è talmente forte che, quando non hanno a disposizione altri coetanei o bimbi più grandi si “accontentano” degli adulti.

Non ci dilungheremo sull’importanza pedagogica o terapeutica del gioco sociale, né sul ruolo delle relazioni personali nella crescita psicologica dei più piccoli. Intendiamo segnalare che un lockdown così rigido ha determinato una condizione di stress con ripercussioni significative a livello non solo della salute fisica, ma anche di quella emozionale-psichica delle famiglie, genitori e bambini. Nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione, quali aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione)1. Il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini/ragazzi è correlato in maniera statisticamente significativa con il grado di malessere dei genitori. Più sono frequenti i sintomi o i comportamenti da stress nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno, consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), maggiori sono i disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti, indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi della sfera psichica nei genitori.

Peraltro, abbiamo toccato con mano le conseguenze provocate dalla chiusura prolungata dei servizi educativi e delle scuole. Innanzitutto, un ritardo educativo, cui la didattica a distanza non è riuscita a supplire nella maggior parte dei casi. Non tutte le famiglie hanno potuto attrezzarsi con la dotazione tecnologica necessaria, né tutti i genitori hanno potuto o sono stati messi nelle condizioni di supportare i figli nelle lezioni e nei compiti via Web, costretti a sdoppiarsi tra smart working e incombenze familiari. Anche tra i bambini che hanno avuto accesso alle tecnologie e hanno goduto del supporto domestico, si sono manifestati frequentemente cali di attenzione e indisponibilità alle attività finalizzate all’apprendimento. Poi ci sono i bimbi scomparsi, mai collegati, di cui si è persa traccia. Ci sono i bambini sottoposti, in ambito familiare, a episodi di violenza, anche assistita, i bambini che hanno sofferto di una riduzione di qualità degli apporti alimentarii bambini i cui bisogni speciali, come i supporti riabilitativi per disabilità o patologie croniche, sono stati soppressi. Sono quelli che hanno pagato più duramente la rigidità dell’isolamento e sono ancora oggi dimenticati.

Quando ho potuto riprendere la mia normale attività professionale, ed ho chiesto ai più grandicelli: “Ti piacerebbe tornare a scuola?” non ho ricevuto che affermazioni entusiastiche, ho colto solo sorrisi, ho toccato la gioia di accarezzare questo sogno.

Possiamo, dobbiamo, a questo punto, tracciare un bilancio: il rischio di compromissione di aspetti cognitivi, emotivi e relazionali nei bambini conseguenti alla prolungata chiusura delle scuole è molto alto, mentre il rischio di contagio per e da parte dei bambini è molto basso.

Ormai è una certezza: i bambini si ammalano poco, molto poco di Codiv-19 e, quando lo fanno, le manifestazioni cliniche sono lievi. Non che non ci siano eccezioni, ma sono poche, e in genere limitate a manifestazioni infiammatorie. La vasculite definita malattia simil-Kawasaki non è specifica del SARS-CoV-2 ma ne è potenzialmente scatenata; non è una malattia nuova, ma nota da decenni.

Altro dato ormai definito è che i bambini possono essere portatori del virus e trasmetterlo, ma la possibilità di tale trasmissione è estremamente bassa. I bambini acquisiscono l’infezione prevalentemente nel proprio nucleo familiare, in genere sono contagiati da genitori e parenti, molto più frequentemente che il contrario.

Quindi, i bambini se la cavano meglio degli adulti e degli anziani contro la Codiv-19, come avviene per il morbillo o la varicella. Si ritiene, ma è ancora tutto da dimostrare, che dipenda dalla risposta immunitaria innata dei bambini che è in genere “più attiva”.

Il sistema immunitario innato è una sorta di primo intervento contro i microrganismi patogeni capace di identificarli subito come “estranei”, di radunare le cellule immunitarie nei siti di infezione per contenere l’invasione e di attivare il sistema immunitario adattativo attraverso un processo conosciuto come “presentazione dell’antigene”.

In virtù di questa precoce attivazione, si otterrebbe una successiva risposta più efficiente rispetto a quella degli adulti, più propensi invece a sviluppare una risposta immunitaria dannosa, caratterizzata da un’eccessiva liberazione di citochine responsabile della sindrome da distress respiratorio acuto, secondo alcune ipotesi. Oppure, semplicemente, in età pediatrica ci potrebbe essere una diversa densità di recettori ACE 2 sulle cellule polmonari (quelle a cui si attaccherebbe il virus SARS-CoV-2)2.

Il bilancio rischi/benefici rende evidente l’urgenza di offrire soluzioni valide alla crisi educativa e sociale dalle conseguenze pesanti per tutti i bambini, e drammatiche per una consistente minoranza, che già in precedenza viveva situazioni di difficoltà. La crisi economica colpirà ancora di più i bambini svantaggiati.

Ancora oggi, si annunciano norme e regole non sorrette da una chiara evidenza e non sostenibili né dal punto di vista organizzativo né da quello economico, nella vita scolastica e sociale futura dei bambini. La popolazione italiana ha dato prova di grande maturità, al di là dei soliti stereotipi, durante il lock down, adeguando i propri comportamenti alle disposizioni impartite. Per il ritorno a scuola, fornire alle famiglie informazioni puntuali, coinvolgerle nell’applicazione delle norme e consentire loro scelte ragionate, sarà efficace se queste appariranno adeguate, convincenti, solide, di buon senso. Temiamo invece che tutto sarà come prima, con in più obbligo di mascherine e vaccinazione antinfluenzale. Non è ammissibile far pagare ai bambini il peso delle esitazioni, dell’ignoranza e dell’ignavia. I bambini hanno diritti inalienabili e non possono essere più le vittime sacrificali di modelli epidemiologici rivelatisi clamorosamente errati.


2 Volpi R, Serravalle E, CODIV-19 No! Non è andato tutto bene – Il Leone Verde 2020