Torniamo a scrivere sulle miocarditi e le patologie cardiache causate dai vaccini COVID perché sono sempre più numerosi gli studi scientifici che ne hanno stabilito il nesso e dimostrato l’aumento di frequenza di queste malattie cardiache nei giovani maschi dopo le vaccinazioni.
Diversi studi hanno stabilito una probabile la relazione causale tra i vaccini a mRNA e la miocardite, principalmente nei bambini e negli adulti giovani. Ne abbiamo scritto anche qui e qui. Lo studio del Ministero della Salute in Israele, un paese con uno dei più alti tassi di vaccinazione al mondo, valuta il rischio di miocardite dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino tra 1 su 3000 e 1 su 6000 negli uomini di età compresa tra 16 e 24 anni e 1 su 120.000 negli uomini sotto i 30 anni. Uno studio di follow-up del Center of Disease Control (CDC) degli Stati Uniti basato sui sistemi di auto-segnalazione VAERS e V-Safe conferma ulteriormente questi risultati. Il CDC ha recentemente pubblicato un avvertimento riguardante un rischio di miocardite correlato al vaccino, ma ha comunque mantenuto la sua raccomandazione di vaccinare giovani individui e bambini sopra i 12 anni. Preoccupazioni simili si riflettono nella recente approvazione della Food and Drug Administration al vaccino Pfizer che ha richiesto ulteriori studi di follow-up sugli effetti a breve e lungo termine della miocardite in giovani individui.
Valutare la connessione tra miocardite e altre patologie cardiovascolari e i vaccini COVID-19 non è semplice. Innanzitutto, i sistemi di sorveglianza passiva sottostimano notevolmente gli eventi avversi perché questi sono segnalati in una minima percentuale. Anche lo studio di Israele che si basa su una raccolta di dati più proattiva afferma che alcuni casi potenzialmente rilevanti non sono stati riportati. In secondo luogo, la miocardite è una malattia particolarmente insidiosa con molteplici manifestazioni cliniche, a volte anche asintomatica, spesso sottodiagnosticata, ma capace poi di determinare gravi eventi acuti come la sindrome coronarica acuta (ACS). Inoltre, diversi studi dimostrano che la miocardite è una delle principali cause di morti improvvise e inaspettate negli adulti di età inferiore ai 40 anni, fino al 12-20% dei casi. Pertanto, è una preoccupazione plausibile ritenere che l’aumento di miocardite tra i giovani possa portare ad un aumento di altri gravi eventi avversi cardiovascolari, come l’arresto cardiaco (CA) e la sindrome coronarica acuta.
Una indagine che ha analizzato i dati forniti da più di 23 milioni di persone in Finlandia, Danimarca, Svezia e Norvegia ha evidenziato che il rischio di miocardite nei maschi di età compresa tra 16 e 24 anni era da 4 a 7 volte maggiore dopo la seconda dose di BNT162b2 e da 9 a 28 maggiore dopo la seconda dose di mRNA-1273.
Sono i vaccini Comirnaty , dalla Pfizer, e Spikevax di Moderna.
“I rischi di miocardite e pericardite erano più alti entro i primi 7 giorni dalla vaccinazione, sono aumentati per tutte le combinazioni di vaccini a mRNA ed erano più frequenti dopo la seconda dose“, hanno scritto i ricercatori nello studio.
La miocardite può svilupparsi anche a causa dell’infezione da SARS-CoV-2, e potrebbe essere difficile identificare se l’aumento dell’incidenza di miocardite e condizioni cardiovascolari correlate, come CA e ACS, sia causato dalla COVID-19 o indotto dai vaccini contro COVID-19. Ha fatto chiarezza su questo aspetto lo studio che ha esaminato l’associazione tra CA e ACS nella popolazione di età compresa tra 16 e 39 anni e i tassi di infezione da COVID-19 e il programma di vaccinazione contro la COVID-19. Lo studio ha utilizzato i dati del Sistema di Emergenza Nazionale israeliano (IEMS), analizzando tutte le chiamate per CA e ACS ricevute nell’arco di due anni e mezzo, dal 1 ° gennaio 2019 al 20 giugno 2021. E’ riportato un aumento statisticamente significativo di oltre il 25% sia nelle chiamate per CA (25,7%, P < 0,05) che per ACS (26,0%, P < 0,001) per i pazienti di età compresa tra 16 e 39 anni nel periodo gennaio-maggio 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020.
Esiste un’associazione robusta e statisticamente significativa tra il numero settimanale di richieste di intervento per CA e ACS e le somministrazioni della 1a e 2a dose di vaccino in questa fascia di età. Allo stesso tempo, non viene osservata alcuna associazione statisticamente significativa tra i tassi di infezione da COVID-19 e le richieste di intervento per CA e ACS”.
Vi invitiamo a leggere le figure dello studio; sono chiarissime per comprendere le relazioni tra gli eventi cardiaci acuti e le vaccinazioni.
Il dottor Peter McCullough, cardiologo, ha così commentato:

“In cardiologia passiamo tutta la nostra carriera cercando di salvare ogni pezzetto di muscolo cardiaco. Inseriamo stent, facciamo cateterizzazioni, pratichiamo stress test, richiediamo TC. L’intero gioco della cardiologia è quello di preservare il muscolo cardiaco. In nessun caso accetteremmo un vaccino che faccia sì che anche una sola persona debba subire danni cardiaci. Non uno. E questa idea di chiedere a un gran numero di persone di rischiare una malattia del cuore per un beneficio teorico di prevenzione di un’infezione virale che, in genere, è meno di un comune raffreddore, è insostenibile. I benefici dei vaccini non superano in alcun modo i rischi”.