Dalle testate giornalistiche e da un intervento al Festival digitale popolare del 7 Ottobre 2023 a Torino, si è appreso che Pfizer Italia, in collaborazione con la Fondazione Golinelli e la Fondazione Media Literacy, porteranno un progetto nelle scuole contro la disinformazione e “per una migliore alfabetizzazione medico-scientifica di studenti e professori”. La notizia del progetto – rispetto alla quale non è stato fatto alcun comunicato ufficiale né da parte della casa farmaceutica né dalle fondazioni che vi collaborano – appare a dir poco paradossale poiché non è stato chiarito quali soggetti saranno incaricati di recarsi effettivamente nelle scuole e nelle università per le attività di “alfabetizzazione medico-scientifica” previste dal progetto.
Pfizer ha inoltre parlato di come, durante la pandemia, i social siano diventati un “veicolo di fake news” e dell’importanza di controllarli al fine di far circolare la “corretta informazione”. Dall’intervento sul progetto presentato al Festival digitale popolare, si è scoperto che Pfizer vorrebbe “istruire” gli studenti su come discernere le informazioni corrette dalle fake news, affidandosi anche ai “fact-checker”.
A tal proposito, un nutrito gruppo di psicologi, di associazioni professionali e di associazioni per il diritto alla salute di tutto il territorio nazionale, si è unito per scrivere un comunicato di denuncia a questi progetti, con il fine di sensibilizzare e sollecitare la scuola a tutelare i propri alunni.
Afferma il comunicato: “(…) ci chiediamo sulla base di quale criterio pedagogico ed etico una multinazionale americana, la Pfizer, peraltro in evidente conflitto di interessi, visto l’innegabile ritorno economico e d’immagine, dovrebbe occuparsi dell’alfabetizzazione scientifica di docenti e studenti italiani, per lo più minorenni, arrogandosi l’autorità di stabilire e insegnare che cosa sarebbe una fake news e che cosa invece “buona” scienza. Più che di divulgazione scientifica, questa ci appare una palese operazione di marketing e una forma di pressione inaccettabile da parte di un’azienda privata, che arriva addirittura a giustificare la censura”.
Perché una casa farmaceutica, con evidenti/eventuali/potenziali conflitti d’interesse nell’ambito della salute dovrebbe insegnare queste cose nelle scuole? Perché nella scuola pubblica italiana si dovrebbe affidare il compito ad una multinazionale farmaceutica il ruolo di discernere ciò che sono le notizie giuste da quelle sbagliate? Perché proprio ad una multinazionale è stato affidato il ruolo di insegnare come dissentire?
“La modalità con cui viene messo in atto questo progetto da parte di Pfizer non sembra parlare tanto di informazione quanto di indottrinamento e di manipolazione, con il forte rischio di compromettere il naturale sviluppo del pensiero critico e dell’autodeterminazione dei ragazzi e la salvaguardia della loro identità di soggetti in via di sviluppo, con possibili gravi ricadute sulla loro crescita. Ci domandiamo per quali ragioni non dovrebbe essere la scuola ad occuparsi dell’informazione scientifica da trasmettere ai propri allievi, avendone tutti i requisiti e il mandato istituzionale, invece di un ente esterno e totalmente estraneo al loro contesto di sviluppo. Consideriamo, inoltre, che l’approccio scientifico richiede indipendenza da condizionamenti economici e possibilità di contraddittorio. Questi elementi implicano la ricerca di fonti diverse di informazione al fine di maturare un pensiero critico e sono necessari allo sviluppo di una capacità di analisi individuale dei dati proposti. Lo sviluppo di tali capacità rientra tra i compiti della scuola, che non possono essere affidati a chi non può garantire l’imparzialità o addirittura teorizza la necessità di qualsivoglia forma di censura” – scrivono i professionisti nel comunicato.
La commistione di interessi pubblici e privati purtroppo non è più una novità in ambito scolastico in quanto da molti anni vi è una penetrazione sempre più profonda di enti e di aziende private di diversi settori produttivi che promuovono i loro prodotti o le loro idee nelle scuole con il pretesto di “progetti educativi” funzionali non al benessere o alla loro crescita dei ragazzi, ma alle esigenze del loro mercato. Ancora più grave è che questi progetti avvengano in collaborazione con Pfizer, considerando i suoi oscuri trascorsi e il suo pessimo curriculum giudiziario che, come è noto, è ricco di numerosi e gravi reati contro la persona, anche ai danni di minori. Un esempio sono i fatti accaduti in Nigeria e legati alla sperimentazione illegale del Trovan, a causa della quale un centinaio di bambini sono rimasti ciechi o paralitici, hanno sviluppato malformazioni oppure sono morti; poi ai casi relativi ai farmaci Zoloft (somministrato a donne in gravidanze nonostante il rischio di malformazioni fetali), Protonix (anche in tal caso per l’uso off-label), Neurontin, Bextra, Zyvox e via discorrendo. Inoltre, la Pfizer ha già totalizzato 47 condanne e nel 2009 ha dovuto pagare una multa di 2,3 miliardi di dollari per marketing fraudolento, definita dallo stesso.
“Ci sembra assai grave che nemmeno di fronte alle scuole e ai ragazzi si fermino il condizionamento del mercato e la ricerca del profitto e che, anzi, proprio bambini e ragazzi diventino uno dei principali bersagli delle strategie di marketing. Vorremmo quindi evidenziare i rischi di tale operazione, che vede Pfizer come portatrice – o addirittura come l’unica detentrice – della corretta informazione scientifica. Riteniamo oltremodo preoccupante l’idea di affidare l’educazione scientifica dei nostri ragazzi alle aziende farmaceutiche, che hanno imperniato tutta la loro politica commerciale sull’ampliamento del mercato, includendo sempre più ampie fasce di utenti come consumatori potenziali per i loro prodotti. (…) L’intromissione di corporation private dentro scuole superiori e università configura un altissimo rischio di patologizzazione della normalità, funzionale ad alimentare il mercato del farmaco, perché produce, in risposta a presunte patologie, “cure” farmacologiche che spesso hanno come bersaglio principale i minori.” – afferma il comunicato. Come oltretutto hanno sottolineato i firmatari del comunicato, “L’iniziativa di Pfizer è concomitante all’eliminazione, dal nuovo Codice Deontologico degli Psicologi, dell’obbligo di consenso informato dei genitori per le prestazioni psicologiche non sanitarie nelle scuole”.
Il filosofo e saggista Umberto Galimberti, parlando in una intervista (minuto 31:20) della scuola e dell’insegnamento, dichiarò che la scuola “deve limitare questa medicalizzazione dei bambini. Come è possibile che oggi i bambini sono tutti dislessici e discalculici. Ma chi l’ha detto? Questa è l’invasione da parte dell’industria farmaceutica o della psichiatria nella scuola”. Ne è un esempio infatti l’aumento di diagnosi psicopatologiche e psichiatriche tra i giovani e il consumo indiscriminato di prodotti farmaceutici, pur in assenza di chiare patologie. Già ora l’abuso di farmaci e psicofarmaci è un problema per molti studenti e spesso in passato sono intervenute le ASL nelle scuole per arginare il fenomeno. In questa strategia commerciale rientra il disease mongering, ovvero la mercificazione della malattia e l’incoraggiamento all’uso di farmaci non necessari.
I firmatari esprimono preoccupazione per un eventuale coinvolgimento, in futuro, della categoria degli psicologi in analoghi compiti di indottrinamento, senza la necessità di alcun consenso informato da parte dei genitori, in nome di quella “scienza dei protocolli” e delle “linee guida internazionali” che in questi hanno generato più danni che benefici. I firmatari concludono dichiarando che: “(…) al fine della salvaguardia dei ragazzi e del valore dell’istruzione che viene loro trasmessa, esortiamo la scuola a riappropriarsi del suo fondamentale ruolo educativo, sottraendosi all’ingerenza di corporation private che invadono pesantemente e in maniera aggressiva i luoghi di crescita, anche e soprattutto quando tali proposte potrebbero essere accompagnate da finanziamenti. La salute fisica e psicologica degli alunni va protetta dal rischio di un’esposizione diretta a pressioni indebite da parte delle aziende, a maggior ragione se si autoproclamano espressione imparziale e autorevole del sapere scientifico”.
Per sottoscrivere il comunicato:
▶ inviate una mail a info@ilnocheunisce.it con il seguente testo: “sottoscrivo il comunicato (che metto in allegato) de Il NO che UNISCE, da inviare alle scuole, con il mio nome, cognome, qualifica, regione o provincia di iscrizione del mio albo e gruppo/associazione di appartenenza (se c’è e se desiderate)”.
▶ Inserite il comunicato in allegato nella mail.
▶ Nell’oggetto della mail inserite: sottoscrizione comunicato.