L’OMS ha riconosciuto che la COVID-19 non rappresenta più un PHEIC (emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale), ma insiste nel sostenere la vaccinazione mondiale con vaccini la cui efficacia e sicurezza sono sempre più in discussione.

La campagna vaccinale riprenderà con vigore in autunno, e vedremo quali argomenti useranno per terrorizzare nuovamente la popolazione.

E’ evidente che l’epidemia non è stata arrestata dalle coperture vaccinali elevate e molto elevate raggiunte in alcuni paese; è dimostrata la perdita d’efficacia con il trascorrere dei mesi, e il tasso di infezione a ogni booster è maggiore nei vaccinati rispetto ai vaccinati con due sole dosi e rispetto ai non vaccinati.

Sono solo alcuni esempi di una vasta letteratura che ha portato la stessa OMS nel giugno 2022 ad ammettere che “le prove accumulate indicano che i vaccini esistenti forniscono solo una durata modesta e relativamente limitata di protezione contro l’infezione”.

Serve più coraggio, adesso che i nuovi dati forniscono ulteriori prove così schiaccianti.

I risultati della sperimentazione che hanno condotto all’approvazione di emergenza dei prodotti più utilizzati (Pfizer-BioNTech e Moderna Spikevax) non hanno fornito sufficienti garanzie della loro sicurezza. Infatti, il numero di decessi per tutte le cause tra i gruppi vaccinali rispetto ai gruppi che hanno ricevuto le iniezioni di placebo è stato pari (Moderna 16 vs 16 placebo) o superiore in tendenza (Pfizer-BioNTech 21 vs 17 placebo, a 6 mesi).

Inoltre, com’è noto, lo studio in doppio cieco è stato presto interrotto vaccinando anche i partecipanti al gruppo placebo, impedendo così un confronto equo in un follow-up a lungo termine e invalidando gli interi studi.

Una sicurezza presunta ma non dimostrata, quindi.

I vaccini a mRNA Pfizer e Moderna sono stati associati a un eccesso di eventi avversi gravi di particolare interesse durante la loro sperimentazione (molto più numerosi tra chi ha ricevuto il vaccino rispetto a chi ha ricevuto il placebo). Oggi si stanno accumulando prove che, sia per i vaccini a mRNA che per quelli a vettore virale, le principali ipotesi sulla loro sicurezza erano errate.

La proteina Spike – la componente patogena più importante del coronavirus – si può reperire in molti tessuti e organi della persona vaccinata e potrebbe essere causa degli effetti negativi del vaccino, nonostante fosse stata garantita la sua rapida distruzione nel sito di inoculazione.

In assenza di sorveglianza attiva nella quasi totalità dei paesi, l’incidenza reale di effetti avversi è sottostimata in modo drammatico e le conseguenze a lungo termine non sono note. La sorveglianza passiva comporta un’enorme sottovalutazione delle reazioni avverse del vaccino, anche gravi.

Nei bambini e nei giovani adulti i vaccini a mRNA potrebbero essere coinvolti nell’eccesso di mortalità rispetto all’atteso osservato in un certo numero di paesi europei dalla settimana 22 del 2021 (autorizzazione EMA a vaccinare con il vaccino Pfizer i bambini di 12-15 anni) fino a tutto il 2022, e nei primi mesi del 2023.

Trascurare o minimizzare i rischi legati alle vaccinazioni e ignorare i problemi di sicurezza emersi è contrario al principio ippocratico che tutti i sanitari dovrebbero rispettare: “Primum non nocere”.

Inoltre, con le nuove varianti, anche la durata della protezione contro la COVID-19 grave è ora in dubbio, come mostra un rapporto ECDC:

Pertanto, non appaiono giustificabili le attuali raccomandazioni dell’OMS che consigliano la prosecuzione delle vaccinazioni con i vaccini a disposizione in vista di uno scenario “base”, che prevede che il virus continui a evolversi ma non in modo virulento.

In sintesi, suggeriscono:

  • un intervallo più lungo per i booster aggiuntivi (ovvero oltre il primo booster) per i gruppi ad alta priorità di utilizzo;
  • che per i gruppi a rischio medio non siano più raccomandati di routine ulteriori richiami oltre il primo;
  • la somministrazione della dose aggiuntiva di richiamo durante la gravidanza entro la metà del secondo semestre, nel caso in cui l’ultima dose sia stata somministrata più di 6 mesi prima;
  • somministrazione della dose di richiamo aggiuntiva per gli operatori sanitari in prima linea 12 mesi dopo l’ultima dose;
  • per bambini e adolescenti sani potrebbero essere prese in considerazione serie primarie, in base al contesto del paese, ad esempio laddove vi sia carico di malattia in questa fascia di età, efficacia in termini di costi, e altre valutazioni programmatiche e di opportunità.

Questo accanimento, che non tiene conto delle prove scientifiche che continuano ad accumularsi, accresce il sospetto di conflitti di interessi sia commerciali, sia di potere o di altra natura, che minano il rapporto di fiducia con le istituzioni e la medicina.

 

FONTE: Donzelli A. Richiesta di una discussione aperta sulle basi scientifiche che giustifichino l’insistenza dell’OMS nel richiedere ripetute vaccinazioni anti-COVID-19. Lettera di informazione NoGrazie n. 114 – Giugno 2023