L’allarmismo di alcuni consulenti ministeriali è ingiustificato: lo studio che abbiamo esaminato illustra con chiarezza quali valutazioni siano più utili per stimare la gravità della malattia. I dati, anche tra i bambini, sono confortanti. Omicron causa una malattia più lieve, anche tra i bambini ciò ha determinato la vera svolta della pandemia.

La svolta reale nella pandemia si è avuta quando è diventata predominante la variante del SARS-CoV-2 Omicron (B.1.1.529), con quadri clinici di minor gravità rispetto a quelli causati dalle varianti precedenti come la Delta (B.1.617.2). La minore gravità della malattia può essere attribuita ai cambiamenti strutturali del virus, che limitano la sua capacità di diffondersi nei polmoni e, probabilmente, all’aumento dell’immunità nella popolazione indotto dalle precedenti infezioni da SARSCoV-2 e dalle vaccinazioni.

Tuttavia, nei bambini, le infezioni da Omicron hanno portato a un numero maggiore di ricoveri ospedalieri rispetto alle infezioni da precedenti varianti.

L’interrogativo legittimo è:

Omicron causa una malattia più grave nei bambini, o la differenza è basata sui parametri scelti per rappresentare la gravità della malattia?

La gravità può essere valutata utilizzando diversi indicatori, come il numero totale di ricoveri ospedalieri, la necessità di somministrare ossigeno ai pazienti, di utilizzare la ventilazione di supporto e i decessi. Il ricovero in ospedale è una misura non molto specifica: le persone possono essere ricoverate con, ma non a causa dell’infezione da SARS-CoV-2, e la gravità può essere molto differente, a seconda dell’interessamento o meno del tratto respiratorio inferiore.

In genere si prendono in considerazione 3 parametri:

  • il numero di ricoveri giornalieri;
  • l’eccesso di mortalità in un intervallo di tempo durante il picco di contagi;
  • il rapporto tra decessi e il totale di infezioni in un periodo definito di tempo.

Tutte queste misurazioni possono rappresentare la gravità della malattia ma con finalità diverse: conoscere il numero dei ricoveri ospedalieri giornalieri è utile per pianificare la capacità degli ospedali nel fornire assistenza; i dati di malattia o di mortalità totale possono essere importanti per calcolare il costo umano ed economico di un picco epidemico; ma il dato che risponde alla domanda: “Mio figlio ha più o meno probabilità di ammalarsi gravemente se infettato da questa variante?” è basato sulla conoscenza del rapporto tra infezioni gravi e numero complessivo di contagi. E’ questo, in definitiva, che misura il rischio reale di ammalarsi gravemente.

Ipotizzare la gravità della malattia da una misura come i ricoveri ospedalieri giornalieri o come quella dell’aumento di mortalità può essere fuorviante perché un numero maggiore di decessi o di ricoveri ospedalieri possono dipendere da un aumento del numero delle infezioni, non da una maggiore gravità. Un maggior numero di infezioni può dipendere dall’evoluzione del virus, che ha acquisito la capacità di essere più contagioso, o perché non sono attuate misure non farmacologiche atte a bloccare i contagi, come il lockdown. Inoltre, un dato come la letalità, cioè il rapporto tra il numero di morti e il numero di malati di una determinata malattia, relativamente a una data popolazione e a un dato intervallo di tempo, è spesso falsato dall’incertezza del denominatore, dal momento che non tutte le infezioni vengono riportate, sia perché sono asintomatiche, sia perché le persone hanno difficoltà ad accedere ai test o scelgono di non farlo.

Ad esempio, durante la ricerca di soggetti disponibili per condurre una sperimentazione clinica in Sud Africa durante il picco di contagi causato da Omicron, si è scoperto che il 31% degli individui apparentemente sani erano positivi al SARS-CoV-2. La popolazione del Sud Africa è di circa 59 milioni di persone, e ciò equivarrebbe a circa 18 milioni di persone infette. Al contrario, il numero totale di casi di SARS-CoV-2 segnalati in Sud Africa tra il 25 novembre 2021 e il 15 febbraio 2022 (il picco di Omicron) è stato di 692.153. Significa che solo 1 infezione è diagnosticata, e ben 26 non sono diagnosticate.

Un modo più preciso per stimare le infezioni non segnalate può essere costituito dagli studi di comunità. Lo studio REACT-1 nel Regno Unito ha testato con tampone in modo casuale circa 100.000 persone al mese e ha rilevato una prevalenza dell’infezione del 2,9% tra l’8 febbraio e il 1° marzo 2022, quando dominava Omicron. Tra il 19 ottobre e il 5 novembre 2021, (Delta era dominante) le infezioni erano pari all’1,6%. Rapportando il dato al totale della popolazione britannica di 67 milioni, e confrontando il numero risultante con il numero di casi segnalati nel Regno Unito in un intervallo di due settimane all’interno dei picchi di Omicron e Delta, si ricava il dato che le infezioni segnalate erano il 27% rispetto al 73% non segnalate con Omicron. La stima per Delta è del 58% di casi segnalati e del 42% di casi non rilevati. Questo influenza notevolmente la valutazione sulla gravità della malattia tra Omicron e Delta.

 

 

Utilizzando i dati delle infezioni da Delta e Omicron negli Stati Uniti forniti dai Centers for Disease Control and Prevention, si ricav

a che il numero cumulativo di decessi da Omicron (analizzato dal 15 dicembre 2021 al 15 marzo 2022) è stato molto simile a quello causato da Delta (analizzato dal 15 luglio 2021 al 15 novembre 2021).

 

 

Tuttavia, il numero di casi cumulativi segnalati da Omicron è stato due volte superiore:

Il numero cumulativo di infezioni totali stimate era circa cinque volte superiore per Omicron rispetto a Delta:

Pertanto, l’infezione da Omicron ha avuto una mortalità circa due volte inferiore rispetto a Delta, calcolando il rapporto tra il numero cumulativo di decessi ed il numero cumulativo di infezioni segnalate per i picchi da Omicron e Delta.

Il Tasso di mortalità calcolato dal rapporto tra il numero cumulativo di decessi e le infezioni totali stimate è 5 volte minore con Omicron che con Delta.

Ma Omicron è più grave nei bambini? 

Nella fascia di età pediatrica, i bambini positivi al SARS-CoV-2 ricoverati in ospedale in Sud Africa sono quasi raddoppiati durante il picco da Omicron rispetto a quello da Delta, e questo indurrebbe a pensare ad una maggiore gravità della malattia. Tuttavia, il tasso di mortalità in ospedale dei bambini sotto i 5 anni nel picco Omicron era dello 0,5% contro lo 0,6% nel picco Delta. Una tendenza simile, ma con una mortalità estremamente ridotta, è stata osservata nei bambini più grandi. Si ha conferma dal Regno Unito, dove i bambini sotto i 5 anni sottoposti a ventilazione meccanica costituivano il 2,9% dei positivi durante Omicron rispetto al 5,1% nei picchi provocati dalle altre varianti.

SCALA SEMPLIFICATA DI SEVERITA’ DEI CASI

Esaminando i parametri di maggiore gravità e i dati sui decessi, non ci sono prove che Omicron sia più grave di Delta nei bambini; inoltre, la percentuale di decessi tra i bambini è inferiore a quella degli adulti con entrambe le varianti. Allora perché i ricoveri pediatrici sono aumentati con Omicron? Una possibilità è che, come negli adulti, siano stati molto numerosi i casi di infezione non rilevati, e questo ha portato a una maggiore ospedalizzazione, ma i ricoveri non hanno portato a esiti gravi come con le altre varianti. Ad esempio, in Sud Africa, il 61% dei bambini è stato ricoverato con febbre o disidratazione per diarrea e vomito. Esistono protocolli clinici per la gestione pediatrica che richiedono il ricovero dei bambini per febbre o l’infusione di liquidi. Questi sono generalmente brevi ricoveri per cure di supporto senza che si manifestino sintomi respiratori pericolosi. Omicron presenta spesso uno stato febbrile elevato prolungato che può essere motivo di ricovero nei bambini, ma non nell’adulto.

In conclusione, le misure della gravità di una malattia dovrebbero essere interpretate con cautela.

Come si è visto nei bambini, il dato dei ricoveri ospedalieri potrebbe non essere una buona misura, poiché non riflette pienamente la malattia più grave. Il numero di decessi è una misura facilmente accessibile e cattura l’esito più grave, ma può essere fuorviante se non è normalizzato con il numero di infezioni. Il tasso di mortalità per infezione può quindi essere la misura più corretta e dovrebbero essere condotte indagini di popolazione che misurano la prevalenza delle infezioni attive per ottenerne una stima accurata.