L’espressione “Panta rei” (πάντα ῥεῖ) – tradotta in italiano come “tutto scorre” – esprime il concetto per cui la realtà è in continuo divenire. Non si potrà mai fare il bagno nello stesso fiume perché questo (come la realtà) rimane identico solo apparentemente, ma si rinnova e si trasforma di continuo. Non ci si tufferà una seconda volta nello stesso fiume perché l’acqua, nel frattempo, è cambiata, ed il fiume è del tutto diverso.
Le conoscenze della “comunità scientifica” sulla COVID-19 sono radicalmente cambiate, e pertanto, con Eraclito, possiamo affermare che l’acqua è finalmente diversa: sono sempre più numerosi gli studi e le ricerche che hanno dimostrato quanto fossero infondate le opinioni sostenute durante la pandemia dalle autorità e dai media mainstream, spacciate come verità indiscutibili.
Alcuni dei dogmi smentiti dalle prove scientifiche:
- l’immunità da vaccino è più efficace e persistente dell’immunità naturale
- l’utilità dei lockdown nel ridurre la mortalità complessiva
- l’opportunità della chiusura delle scuole per contenere i contagi
- le modalità di diffusione della malattia (droplet/aerosol)
- la capacità dei vaccini di bloccare i contagi
- l’efficacia delle mascherine nell’impedire la trasmissione del virus
- la necessità delle mascherine all’aperto e quando è mantenuta la distanza interpersonale
- l’innocuità delle mascherine
- l’assenza di cure precoci domiciliari
- l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, soprattutto tra i giovani.
In tutto il mondo medici e ricercatori hanno provato a segnalare questi errori, inascoltati, boicottati, censurati. Tra questi, studiosi di fama mondiale, come Peter Doshi (University of Maryland), Sunetra Gupta (University of Oxford), Matthias Herdegen (University of Bonn) Tom Jefferson (University of Oxford), Laurent Mucchielli (CNRS), Gerardo Ruiz Rico-Ruiz (Universidad de Jaén), Mathieu Touzeil-Divina (Toulouse Capitole University), i professori dell’Università della California di San Francisco Vinay Prasad e Monica Gandhie, John Ioannidis, Jay Bhattacharya, Scott Atlas dell’Università di Stanford. In Italia, tra gli altri, la Commissione Medico-Scientifica (CMS) indipendente, nata dopo 20 mesi dall’inizio della pandemia da Covid-19, ha denunciato l’assunzione di decisioni ad altissimo impatto sanitario e sociale in sostanziale assenza di un reale e aperto dibattito sui loro fondamenti scientifici. Ha proposto un tavolo di confronto pubblico e istituzionale con il CTS del Ministero della Salute, per trovare soluzioni di efficacia ottimale per uscire dalla pandemia e salvaguardare la salute degli individui e della comunità. Il CTS è stato sciolto, le procure, in testa quella di Bergamo, indagano sulla gestione della pandemia, il Governo è cambiato. Rimane la necessità di un confronto dal momento le nuove osservazioni hanno messo in discussione le conoscenze che hanno portato a discutibili scelte sanitarie e politiche.
Torniamo alla metafora di Eraclito perché vorremmo evitare futuri errori.
Uno studio prospettico di coorte tailandese, condotto con una vera e propria sorveglianza attiva, ha raccolto ECG, ecocardiografia ed enzimi cardiologici di 301 studenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni prima della vaccinazione e, successivamente, al 3°, al 7° e al 14° (facoltativo) giorno dopo la seconda dose di vaccino BNT162b2 contro COVID-19. Nel 29,24% dei pazienti sono state riscontrate manifestazioni cardiovascolari, dalla tachicardia all’ipertensione, prolasso mitralico sino alla miopericardite. La miopericardite è stata confermata in 1 paziente dopo la vaccinazione, per 2 pazienti la diagnosi è stata di sospetta pericardite e per altri 4 di sospetta miocardite subclinica; 7 partecipanti (2,33%) hanno presentato almeno un bio-marcatore cardiaco elevato (ne abbiamo parlato qui).
Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale PNPV 2023-2025 in corso di approvazione propone all’età di 14 mesi sino a 34 vaccinazioni (senza considerare quelle contro la COVID-19) ed altre 15 dosi entro i 13 anni. Se a queste aggiungiamo la consigliata vaccinazione antinfluenzale annuale, arriviamo a 61 vaccini in 13 anni, iniettati spesso nella stessa seduta, per “ottimizzare” i tempi e raggiungere più facilmente gli obiettivi di copertura vaccinale che prevedono di immunizzare il 95% dei bambini (a eccezione del vaccino contro il rotavirus, della 1° dose di meningococco ACWY e della 5° dose di Difterite, Tetano, Pertosse, Poliomielite per cui l’obiettivo si ferma al ≥90%).
Non sono previsti programmi di sorveglianza attiva dopo la somministrazione dei vaccini pediatrici.
E’ arrivato il momento di eseguire studi di vaccinovigilanza attiva come quello realizzato in Thailandia, indirizzati laddove sussiste la plausibilità biologica di avere un evento avverso dopo la somministrazione dei vaccini dei bambini.
I vaccini contro la COVID provocano alterazioni dello stato di salute quasi nel 30% dei vaccinati, le vaccinazioni pediatriche possono causare eventi simili?
Un numero così ampio di vaccinazioni nei primi anni di vita può avere un impatto sulla salute a distanza di anni?
Rispondere a queste domande con prove scientifiche alla mano permetterebbe di ripristinare la fiducia persa in questi anni. Servono onestà intellettuale, rigore scientifico, libertà di ricerca e assenza di conflitti d’interessi.
“Panta rei”, “tutto scorre”: possiamo lasciarci alle spalle quanto accaduto, non riusciamo a perdonare. Non rinunceremo mai a tuffarci in acque pulite.