Uno studio da poco pubblicato ci rivela quanta PLASTICA INGERIAMO, beviamo e inaliamo. I dati che emergono sono allarmanti per le quantità e l’impossibilità di evitarlo.

Tutti noi mangiamo, respiriamo e beviamo plastica; tutti, nessuno escluso! Secondo lo studio “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People” condotto dall’Università di Newcastle in Australia e commissionato dal WWF, infatti, ne ingeriamo fino a 2.000 minuscoli frammenti a settimana, che corrispondono a 5 grammi circa, l’equivalente del peso di una carta di credito. In media sono oltre 260 grammi l’anno.

In questo studio riassuntivo1, che combina dati di oltre 50 ricerche, si evidenziano i principali modi in cui la plastica agisce all’interno del nostro organismo e cosa possiamo fare al riguardo. I risultati, di questa sintesi della letteratura scientifica degli effetti delle microplastiche, confermano le preoccupazioni sempre maggiori da parte del mondo scientifico per la grande quantità di plastica che tutti noi assumiamo ogni giorno.

Microparticelle

Le microplastiche (come abbiamo già visto nell’articolo “Beviamo e ci nutriamo di plastica: non è ora di cambiare dieta?”) sono presenti nell’acqua di tutto il mondo, partendo da quella di superficie sino alle falde2. La maggior parte delle microparticelle assunte quotidianamente sono sotto i 5 millimetri di grandezza, il che rende impossibile avere una percezione quotidiana sul reale pericolo. Le ingeriamo principalmente attraverso l’acqua, sia in bottiglia che del rubinetto e gli alimenti con i più alti livelli sono i frutti di mare, la birra e il sale.

Per comprendere la grandezza del problema, basta pensare che è stata trovata plastica persino nella parte inferiore della fossa delle Marianne3, nel ghiaccio del Mare Artico4, oltre che negli ecosistemi costieri e oceanici di tutto il mondo.

La scienza

I rischi per la salute potrebbero essere più importanti di quelli sino ad ora conosciuti: alcuni studi hanno dimostrato che oltre ad un certo livello di esposizione, l’inalazione di fibre plastiche produce infiammazioni alle vie respiratorie, mentre l’ingestione causa danni al tratto gastrointestinale. È stato, inoltre, rilevato che le microplastiche, disperse nell’aria che respiriamo, trasportano con loro molte sostanze inquinanti che si diffondono nell’ambiente. In quelli urbani possono trasportare addirittura metalli e IPA – idrocarburi alifatici e policiclici aromatici -.

Gli effetti a lungo termine derivanti dall’ingestione e dall’inalazione di plastica per il corpo umano non sono ancora ben documentati. È necessario continuare nella ricerca scientifica per comprendere sino in fondo quanto le microplastiche incidano sullo stato di salute. Tra le altre istituzioni coinvolte, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità è attualmente impegnata a revisionare l’impatto sulla salute delle microplastiche5.

Da dove provengono

Alcuni tipi di plastica contengono sostanze chimiche e additivi con effetti potenziali aggiuntivi sulla salute umana. I residui del processo di produzione della plastica, gli additivi, i coloranti e i pigmenti6 hanno un’influenza diretta sulla salute degli esseri umani, in maniera particolare sulla funzione sessuale, sulla fertilità, e su alcune malattie croniche non trasmissibili (come il cancro)7.

Le principali fonti

La più grande fonte di ingestione di plastica è l’acqua potabile, ma residui di microplastica sono stati trovati in tutte le acque analizzate: acque sotterranee, acque superficiali, di rubinetto e anche di bottiglia. I campioni provenivano da tutti i Paesi oggetti degli studi con variazioni quantitative a livello regionale8. Alcuni molluschi analizzati, inoltre, contenevano quantità maggiori rispetto ad altri abitanti di mari e oceani. Il fatto che essi vengano mangiati interi, comprensivi del loro apparato digerente, li rende una fonte aggiuntiva di microplastiche per chi se ne nutre.

La plastica oggi

La produzione di plastica vergine è aumentata di 200 volte dal 1950 ed è cresciuto del 4% all’anno a partire dal 2000.

Ad oggi, un terzo della plastica prodotta (e trasformata in tempi sempre più rapidi in rifiuto) finisce in natura: si parla di circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nel 2016.

Il più grande quantitativo di rifiuti deriva dall’utilizzo che ne facciamo, ovvero dall’uso e getta: bicchieri, posate, piatti, imballaggi, contenitori e molto altri.

Situazione normativa

Il 21 maggio 2019 è stata approvata la direttiva europea sulla plastica monouso (Single Use Plastics, SUP).

Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale UE del 12 giugno ed entrerà in vigore il 2 luglio 2019. Da quel momento gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la legislazione nel loro ordinamento nazionale9.

Il suo scopo è quello di “prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno“.

Dal 2021 per alcuni dei prodotti in plastica monouso sono previste riduzioni del consumo, per altri stringenti requisiti di etichettatura e altri prodotti ancora usa e getta non potranno essere immessi nel mercato dell’Unione Europea, tra questi ultimi:

bastoncini cotonati (eccetto quelli utilizzati a fini medici);

posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette) e piatti;

cannucce, tranne quelle impiegate a fini medici;

agitatori per bevande;

aste da attaccare a sostegno dei palloncini, tranne i palloncini per uso industriale o professionale;

contenitori per alimenti in polistirene espanso;

contenitori per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi;

tazze per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.

 

Note:

  1. http://awsassets.panda.org/downloads/plastic_ingestion_press_singles.pdf
  2. K. Senathirajah, T. Palanisami, University of Newcastle, How much microplastics are we ingesting? Estimation of the mass of microplastics ingested.Report for WWF Singapore, May 2019
  3. Jamieson, A. J., et al. “Microplastics and synthetic particles ingested by deep-sea amphipods in six of the deepest marine ecosystems on Earth.” Royal Society open science 6.2 (2019): 180667. (https://royalsocietypublishing.org/doi/pdf/10.1098/rsos.180667)
  4. Peeken, Ilka, et al. “Arctic sea ice is an important temporal sink and means of transport for microplastic.” Nature communications 9.1 (2018): 1505. (https://www.nature.com/articles/s41467-018-03825-5)
  5. BBC, Plastic: WHO launches health review, 2018 (https://www.bbc.com/news/science-environment-43389031)
  6. Gasperi, Johnny, et al., Microplastics in air: Are we breathing it in?, Current Opinion in Environmental Science & Health, 2018 (https://www.sciencedirect.com/science/ article/pii/S2468584417300119?via%3Dihub)
  7. Melzer, David, et al., Association of urinary bisphenol a concentration with heart disease: evidence from NHANES 2003/06, PloS one 5.1, 2010 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20084273/)- Linares V, Bellés M, Domingo JL: Human exposure to PBDE and critical evaluation of health hazards. Arch Toxicol (2015)
  8. Mary Kosuth, Sherri A. Mason, Elizabeth V. Wattenberg, Anthropogenic contamination of tap water, beer, and sea salt, 2018 (https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0194970#sec001). Results based on a 159 sample size detecting microplastics > 100um
  9. http://www.italiachecambia.org/2019/05/cosa-prevede-direttiva-ue-plastiche-monouso-parte-1/

 

Fonti:

http://awsassets.panda.org/downloads/plastic_ingestion_press_singles.pdf

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2019/06/13/ogni-giorno-mangiamo-5-grammi-plastica-una-carta-di-credito_60cc4d1d-15e5-41c7-9fb1-1ab40a666a74.html

https://www.wwf.it/news/notizie/?47800/La-plastica-nella-nostra-dieta