L’Italia resta tra i Paesi in Europa in cui si fanno meno figli, il tasso di natalità attuale è ai minimi, con 1,25 nascite per donna, un dato superiore solo alla Spagna (1,19) e a Malta (1,13).
Le Regioni dove nascono meno figli sono anche quelle in cui le donne partoriscono più tardi: Basilicata, Sardegna, Lazio e Molise.
NEL MONDO
Guardando i dati mondiali, negli ultimi anni questo indicatore è sceso sotto un figlio per donna in Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan, con la Corea del Sud e Hong Kong che segnano i record mondiali negativi (rispettivamente 0,84 figli e 0,87 nel 2020).
Non si tratta solo di un fenomeno europeo.
Se alcuni paesi in questi ultimi anni si contraddistinguono per un calo cospicuo delle nascite, in altri non è così, anzi, vanno in controtendenza.
NASCITE
Ogni 24 ore nel mondo nascono in media 237.000 bambini (uno ogni 4,2 secondi), e muoiono 140.000 persone, ciò significa che sulla terra vivono 97.000 terrestri in più al giorno. Il 14/11/2022 abbiamo toccato gli 8 miliardi di abitanti che vivono sulla terra e sono passati solo 12 anni da quando eravamo in 7 miliardi.
IN AFRICA
Sappiamo che l’Africa Subsahariana è un area geografica dove si sta verificando un notevole incremento demografico.
Paesi come la Nigeria che è passata dai 122 milioni di abitanti del 2000 ai 213 milioni del 2022 o l’Etiopia passata dai 67 milioni ai 120 milioni nello stesso arco di tempo, stanno a testimoniare questo andamento.
Possiamo dire che su questi fenomeni siano tenuti piuttosto all’oscuro. Un fatto rilevante e quasi sconosciuto relativo alla natalità africana, è la registrazione di una nascita.
ANAGRAFE
Registrarsi all’anagrafe, in Africa, non è così facile. E non è neanche gratis. Non tutti possono permettersi il lusso di impegnare del denaro in quella che non è considerata un’esigenza primaria. E così il 55% dei bambini dell’Africa sub-sahariana non viene registrato alla nascita e di loro non si ha traccia: statisticamente, non esistono.
Basta questo dato per capire che tutti i nostri conticini demografici vanno a farsi benedire.
Succede anche in altri paesi non africani: Nell’Asia Meridionale la situazione è perfino peggiore, la quota raggiunge il 63%.
Le cause per cui, una così alta percentuale di bambini e quindi di futuri adulti, non viene registrata sono numerose e diverse tra loro.
Il sistema di registrazione anagrafica fu portato in Africa dai colonizzatori che usavano registrare i propri figli, mentre in questi paesi vige la regola dell’appartenenza a una tribù che, secondo la tradizione, è molto più importante di qualsiasi attestazione scritta di identità e rappresenta il vero e unico valore di appartenenza.
Un’altra ragione è da attribuire ai conflitti etnici che segnano la storia di molti stati africani. Dal momento che non registrare un bambino significa negargli il diritto al voto, alcune élite politiche decidono di non rafforzare il sistema anagrafico, o per mantenere un equilibrio numerico tra le etnie o per non rischiare di rafforzare l’opposizione e rischiare di perdere il potere.
Bisogna anche considerare che molte famiglie, per proteggere i figli, decidono di non registrarli affinché non siano discriminati o perseguitati per motivi etnici o religiosi. Quindi da un punto di vista legale, essi sono dunque condannati ad essere bambini ‘invisibili’ e vulnerabili, potenziali mancati cittadini.
IL COLONIALISMO
La mentalità del colonizzatore è strettamente legata all’appartenenza a un genere di società, a una mentalità dominante, al concetto di nazione ecc. Tutti noi nati e cresciuti in un contesto “occidentale” ne manteniamo più meno consapevolmente alcuni tratti come il senso di superiorità della scienza occidentale per esempio e i fondamenti logici della biomedicina.
Un altro di questi riguarda proprio la nascita.
Non credo che molti italiani abbiano presente come nasca un bambino africano ma forse neanche sono così interessati a come avvengono le nascite nel nostro paese tranne quelle strettamente legate alla propria famiglia (e non sempre).
Perché le condizioni di una nascita sono così importanti?
COME SI NASCE IN ITALIA
Mentre negli anni 80’ e ’90 c’erano spiragli di apertura verso il parto a domicilio adesso tutte o quasi, le nascite sono medicalizzate. Una medicalizzazione che rappresenta “la modernità” e che si basa sulla univocità di un modello sanitario unico e imprescindibile. Una nascita a domicilio viene al giorno d’oggi considerata come una pratica in un certo senso “illegittima”, perchè si sottrae al diktat della riduzione a uno (metodo, protocollo, prassi ecc) che governa senza se e senza ma la cosiddetta “scienza dell’Accademia”.
Il tipico neonato/a italico viene partorito in un ambiente poco adatto alla nascita e mentre in un passato recente veniva messo in una nursery adesso è lasciato più vicino alla mamma che viene dimessa dalla maternità in tempi sempre più brevi. Il padre si vede il giusto e tutto dipende dalle relazioni famigliari.
Solo il 36% dei nostri neonati è allattato esclusivamente al seno nei primi sei mesi. Il neonato vive in un ambiente protetto, silenzioso e poco luminoso. Vive per lo più sdraiato tranne quando la mamma lo tiene sollevato o per poppare, oppure quando viene messo sul passeggino o in auto nell’ovetto.
Viene anche preso in braccio dal padre, dai nonni o da amici, ma in genere incontra poche persone nei suoi primi mesi di vita. La mamma però gli parla, incrocia il suo sguardo, lo coccola, lo bacia, mette le musichette.
Lo svezzamento è quasi sempre scadente sia nella scelta dei cibi che nella sequenza. Alla faccia del benessere e dei consigli scellerati sull’alimentazione, diamo da mangiare ai neonati cibi terribili che saranno certamente un elemento preparatorio alle patologie allergiche e alle malattie croniche. Il consumo di succedanei del latte materno ovvero i latti formulati viene incentivato anche si tratta di latte vaccino in polvere di bassa qualità e inadatto alla specie.
E IN AFRICA
Un neonato africano nato in un villaggio, viene partorito nella stanza della mamma su un giaciglio preparato a posta per il parto (quasi sempre di foglie di banana). Nella stanza ci sono solo donne, le nonne, la levatrice, parenti e amiche varie. La mamma partorisce (spesso accovacciata) e viene aiutata e confortata dai presenti.
Non parla al bambino come la mamma italica ma per otto giorni rimane a contatto continuo e non solo quando allatta. Il padre non c’è, probabilmente ha ben altre cose da fare. Il bambino per un mese è sempre in contatto con qualcuno: umani, animali, spiriti, angeli ecc.
La famiglia in genere non è nucleare ed è molto diffuso il “bambino-passeggino”, ovvero un bambino o bambina designata intorno ai 5-8 anni, che trasporta di giorno il neonato con una fascia mentre la madre lavora. Il neonato rimane in posizione verticale, dorme in tutte le condizioni possibili e non viene mai lasciato per terra perché è pericoloso. Non ha mai avuto il pannolino (altro che Johnson e Johnson) e il bambino passeggino percepisce dal gorgoglio viscerale quando il neonato deve evacuare e provvede.
Non gattonano ma camminano prima e sviluppano presto la muscolatura degli arti superiori.
LA DIVERSITA’
La diversità di ambientazione e di educazione è enorme. Gli elementi più rilevanti che ne conseguono riguardano la comunicazione, la capacità cognitiva, la verbalizzazione, l’orientamento (in Africa non distinguono destra da sinistra), l’equilibrio, la capacità motoria ecc.
Al bambino africano non si chiede “come va?” Sono gli altri che vedono come sta, che lo devono sapere, il linguaggio è descrittivo non espressivo. Anche nelle fasi evolutive c’è un abisso di diversità: il giovane africano non diventa mai adolescente, come lo intendiamo noi. L’adolescenza delle paturnie e dei conflitti è un evento sociale. E così via.
LE MERCI E I CONSUMI
L’impressionante quantità e varietà di cose che possediamo deve apparire agli occhi di un africano come qualcosa di insormontabile da gestire. L’emulazione all’accumulo di beni inutili sparirà ben presto dalle prospettive di un rifugiato abituato all’essenziale, quando va bene.
”Per questo non fanno più figli” penserà l’immigrato africano, quando vede la popolazione bianca che oltre agli impegni di lavoro, famiglia, studi ecc. è affannata a sistemare, pulire, riordinare, accumulare, comprare, buttare mentre della loro vita rimane ben poco.
Adesso la popolazione è assorbita da una nuova incombenza aggiuntiva. Quando si riesce a pagare una bolletta si esulta. La digitalizzazione risucchia un crescente porzione del nostro tempo a scapito dello stare insieme e influenza le aree cerebrali adibite ad altri compiti.
Però una cosa è strana, l’africano tipo, che arriva nei nostri paesi è più competente e più digitalizzato di noi sapientoni, non sarà che…
RELIGIONE E SCIENZA
Recentemente, Papa Francesco, parlando ai giovani di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, li ha messi in guardia dalla “dipendenza dall’occultismo e dalla stregoneria, che rinchiudono nei morsi della paura, della vendetta e della rabbia. Per favore, non lasciatevi affascinare da falsi paradisi egoisti, costruiti sull’apparenza, su guadagni facili o su religiosità distorte”, diceva il Pontefice nell’incontro allo Stadio dei Martiri nella capitale congolese.
Questo avvertimento contiene il senso delle Missioni. Come sappiamo il colonialismo non è solo tratta e sfruttamento di popoli e territori ma è anche ideologico e religioso.
Bartolomeo de las Casas, vescovo spagnolo interessato al fenomeno antropologico e che ha fatto tendenza, considerava i nativi africani, americani ecc come infantili, persone da plasmare ed educare secondo i propri modelli considerati evoluti e da imitare. Un passo avanti rispetto a Juan Sepulveda che sosteneva l’inferiorità degli indios, ritenuti senza anima. Sono passati 500 anni e la necessità della conquista per portare l’evangelizzazione nel sud del mondo non è molto cambiata.
Ma la modernità ci ha portato un nuovo idolo: la scienza. “Lo dice la scienza” slogan che ha assunto una connotazione sacrale soppiantando quello religioso. La “comunità scientifica” entità astratta e non identificabile ha preso in mano in pochi anni le redini della governance.
La religione nostrana, come le altre, ha dovuto inchinarsi al nuovo demiurgo.
Anche Papa Francesco ha abdicato, e a proposto di nascite, l’altro Natale ha regalato come strenna ai suoi dipendenti cinque confezioni di tachipirina.
Auguri e figli maschi!