In questa analisi vorrei discutere alcune importanti scoperte scientifiche, emerse da uno studio tedesco, sottoposto a revisione paritaria, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Immunology (1). I risultati dei ricercatori tedeschi spiegherebbero il meccanismo immunologico per il quale, chiunque abbia ricevuto più iniezioni dei vaccini genetici a mRNA contro la COVID-19, ha subito un indebolimento del sistema immunitario che lo rende più suscettibile all’infezione, contrariamente a quanto sbandierato incessantemente dalla retorica dominante.
I dati dello studio indicano che con l’accumularsi delle dosi, avviene un progressivo spostamento delle classi di anticorpi contro il SARS-CoV-2 verso una tipologia meno “meno aggressiva”, la quale sostituisce progressivamente gli anticorpi più efficaci nella neutralizzazione del virus. I ricercatori tedeschi hanno scoperto che i livelli di immunoglobuline G (IgG), aumentano notevolmente subito dopo la seconda e la terza dose dei vaccini a mRNA. Tale aumento del livello di anticorpi è stato “il trionfo” dei vaccini a mRNA, tanto sbandierato dalla propaganda. Tuttavia, i ricercatori tedeschi hanno fatto un passo in più, che altri non avevano fatto: hanno esaminato le sottoclassi di IgG che i soggetti vaccinati producono e come queste variano nel tempo. Le IgG sono suddivise in quattro sottoclassi: dalla IgG1 alla IgG4. Solitamente, in circostanze normali, le immunoglobuline pro-infiammatorie IgG1 e IgG3 rappresentano le sottoclassi più comuni, mentre le IgG4 sono la sottoclasse minoritaria, rappresentando meno del 5% di tutte le IgG. Notoriamente, l’anticorpo IgG4 provoca una risposta immunitaria più debole rispetto alle altre IgG, ed è stato dimostrato che diventa più comune nelle persone esposte cronicamente agli allergeni (2). Ad esempio, gli apicoltori sviluppano nel tempo livelli più elevati di anticorpi IgG4 contro il veleno delle api. A differenza degli altri tre anticorpi della loro classe, le IgG4 fanno ben poco per indurre le cellule del sistema immunitario ad attaccare gli invasori virali o batterici; infatti, rispetto alle altre IgG, raramente promuove la fagocitosi, il processo mediante il quale alcune cellule del sistema immunitarie “mangiano” i virus o i batteri a cui l’anticorpo si è attaccato.
Quando i ricercatori tedeschi hanno osservato il modo in cui le sottoclassi di IgG variano nel tempo, hanno constatato che, nonostante subito dopo la seconda dose di mRNA la risposta consiste principalmente nelle sottoclassi pro-infiammatorie IgG1 e IgG3, e i livelli di IgG4 sono dello 0.04%, questi ultimi aumentano progressivamente nel tempo, per raggiungere il 19.27% circa sei mesi dopo. Inoltre, i ricercatori hanno dimostrato che nei soggetti che sono stati infettati da SARS-CoV-2 dopo aver ricevuto una dose di richiamo, questo effetto è fortemente aumentato e in alcuni casi, la percentuale di anticorpi IgG4 ha raggiunto più della metà di tutti gli anticorpi IgG anti-spike. È doveroso specificare, che gli autori non hanno riscontrato un simile effetto nei soggetti che hanno ricevuto altre tipologie di vaccini contro la COVID-19, ma solo in quelli che hanno ricevuto i vaccini a mRNA.
I ricercatori hanno inoltre verificato se l’aumento degli anticorpi IgG4, verificatosi dopo la terza dose, avesse un effetto apprezzabile sulla capacità complessiva dei soggetti di affrontare il virus. I sieri prelevati dopo la terza dose e normalizzati sulla quantità di anticorpi anti-spike, hanno prodotto punteggi significativamente inferiori rispetto ai sieri degli stessi donatori dopo la seconda dose. L’aumento degli anticorpi IgG4 non significa che i soggetti vaccinati non siano protetti completamente dal SARS-CoV-2. Gli anticorpi IgG4 si legano comunque alle particelle virali, impedendo loro di entrare nelle cellule, tuttavia sono decisamente meno efficienti nell’indurre il processo di distruzione del virus.
Per le persone esposte al veleno delle api o ad altri allergeni, l’aumento delle IgG4 può essere una benedizione, impedendo al loro sistema immunitario di reagire in modo eccessivo alla stimolazione ripetuta. Ma il SARS-CoV-2 non è un allergene, bensì un virus, e questo meccanismo immunologico oltre ad aumentare il rischio d’infezione, fornirebbe una spiegazione molto ragionevole del motivo per cui le strategie di richiamo del vaccino a mRNA stanno fallendo, proporzionalmente al numero di dosi somministrate. Infatti, fino a quando il sistema immunitario non elimina il virus, esso cerca di attaccare le cellule dell’organismo e riprodursi. Come hanno suggerito gli autori: “un aumento delle sottoclassi di IgG4 potrebbe comportare una persistenza virale più lunga in caso di infezione”.
In accordo con i risultati dello studio tedesco, un recente studio retrospettivo statunitense (ancora in pre-print), effettuato su 51.011 soggetti (3), indica che il numero di dosi è associato ad una crescente suscettibilità all’infezione (Figura 1).
Figura 1. Grafico che confronta l’incidenza cumulativa di COVID-19 nel tempo, per soggetti stratificati in base al numero di dosi di vaccino anti-COVID-19 precedentemente ricevute. Il grafico indica che rispetto ai non vaccinati, le infezioni nei vaccinati con 1 dose sono aumentate di 1.7 volte, con due dosi di 2.63 volte, con 3 dosi di 3.15 volte e con più di 3 dosi di 3.38 volte.
I risultati degli studi sopracitati, oltre a costituire un’ulteriore prova schiacciante della netta superiorità dell’immunità naturale, sollevano numerose domande che dovrebbero essere poste a chi continua a sostenere e a proporre la vaccinazione perpetua, le cui conseguenze a lungo termine sono potenzialmente spaventose. La retorica sta continuando a proporre indiscriminatamente la vaccinazione “a tappeto”, rischiando di indurre una “tolleranza immunitaria” anche a soggetti il cui sistema immunitario è assolutamente capace di affrontare la COVID-19, come bambini, giovani e soggetti sani guariti.
di Panagis Polykretis [Biologo, Ph.D. in Biologia Strutturale]
Elenco citazioni
- P. Irrgang, J. Gerling, K. Kocher, D. Lapuente, P. Steininger, K. Habenicht, M. Wytopil, S. Beileke, S. Schäfer, J. Zhong, G. Ssebyatika, T. Krey, V. Falcone, C. Schülein, A. S. Peter, K. Nganou-Makamdop, H. Hengel, J. Held, C. Bogdan, K. Überla, K. Schober, T. H. Winkler, M. Tenbusch, Class switch towards non-inflammatory, spike-specific IgG4 antibodies after repeated SARS-CoV-2 mRNA vaccination. Science Immunology. 0, eade2798 (2022).
- R. C. Aalberse, S. O. Stapel, J. Schuurman, T. Rispens, Immunoglobulin G4: an odd antibody. Clinical & Experimental Allergy. 39, 469–477 (2009).
- N. K. Shrestha, P. C. Burke, A. S. Nowacki, J. F. Simon, A. Hagen, S. M. Gordon, Effectiveness of the Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Bivalent Vaccine (2022), p. 2022.12.17.22283625, , doi:10.1101/2022.12.17.22283625.