Ieri ho fatto esperienza di una liturgia cattolica veramente interessante. Ho potuto constatare, dopo molto tempo che non entravo in chiesa, come la post-pandemia abbia influenzato anche gesti e tradizioni che credevo consolidate nei secoli.

Assistevo ad una messa di commiato per una persona mia conoscente purtroppo venuta a mancare. Il parroco, persona tra l’altro devo dire simpatica e coinvolgente, dall’accento missionario e con una gran voglia di cantare, anche per i fatti suoi, ha eseguito una messa in cui non ho potuto fare a meno di prendere nota della nuova gestualità, della nuova normalità liturgica post-psicosi pandemica.

Naturalmente all’ingresso in chiesa non c’è l’acqua santa ma semmai, nelle vicinanze, c’è l’immancabile bottiglietta di gel disinfettante (la nuova acqua santa, in effetti). Durante la messa, i fedeli, alcuni mascherati alcuni no, hanno pregato e cantato nel modo in cui più o meno mi ricordavo. Ma poi mi sono saltate agli occhi le differenze. Le letture del Vangelo o della Bibbia venivano fatte, al microfono, senza mascherina, mentre il parroco, inspiegabilmente, dopo aver fatto mezza messa senza maschera, se ne dev’essere accorto e se l’è messa per il resto della funzione, tranne quando cantava (e difatti tra la maschera e l’accento straniero non si capiva quasi niente da lì in poi). Al momento della comunione del parroco, breve abbassamento della museruola per mettere in bocca l’ostia e poi subito di nuovo su (faccio presente che tra altare e fedeli in prima linea c’erano almeno 5 metri). I fedeli non ricevono più l’ostia in bocca dall’officiante, ma solo in mano… ma prima della consegna, il prete si è, con gesto altrettanto liturgico e devo dire ben integrato nel resto della gestualità rituale, abbondantemente disinfettato le mani con apposito gel presente sull’altare accanto al calice e all’ostia sacra (nei fatti, il gel fa parte del sacramento stesso, chissà che parte del corpo di Cristo rappresenterebbe…??). Per cui, a una lettura più laica della funzione, tu ti becchi e ti metti in bocca un pezzo di ostia abbondantemente inquinato da gel disinfettante, chiaramente tossico da ingerire. Infine la chicca finale: vietato “scambiarsi il segno di pace”.. ovvero guai a stringersi la mano in segno di pace: era consentito voltarsi verso il vicino facendogli/le un gran sorriso e un inchino con occhi pieni di amore… a me non è riuscito a questo punto, nonostante fossi a un funerale, esimermi dal “quasi” ridere in faccia a chi avevo accanto.. per il resto della funzione credo di aver conservato un dignitoso sguardo allucinato sul resto della platea.

Al di là della testimonianza, un po’ romanzata, volevo riportare questa mia esperienza per farvi capire quanto facile sia inserire nuove abitudini, nuovi gesti rituali, e di fatto nuovi simulacri, perfino in liturgie vecchie di decine di secoli. Onestamente in questi due anni e mezzo sono rimasto costernato varie volte da come esistano in noi umani, delle leve, quasi degli interruttori, capaci in un attimo di farci cambiare abitudini e rinunciare a tradizioni che si sono consolidate nell’arco di generazioni e generazioni. Posso solo augurarmi che non sia così in tutte le parti del globo, ma solo nelle decadenti culture occidentali… A chi davvero crede nei Sacramenti e non li considera semplicemente consuetudini sociali, dovrebbe saltare agli occhi questa incredibile dissonanza. Come è possibile che un parroco, che ti sta offrendo, secondo il miracolo della trans-sustanziazione, una parte del corpo del tuo Dio, ricevendo la quale tu rinnovi il Patto di Alleanza e ti salvi la tua stessa anima, senta il bisogno di disinfettarsi le mani prima di toccare il Corpo di Cristo?? Come è possibile augurare sinceramente pace e bene al proprio prossimo (il che presuppone almeno un certo grado di empatia nei suoi confronti) se sotto-sotto non ci si fida neanche a toccargli la mano, tante volte fosse infetta??

Devo constatare che non siamo semplicemente “animali sociali”: siamo animali di branco, o meglio di gregge, troppo facilmente addomesticabili.