Dopo Peter Doshi, anche Peter Gotzsche e Fiona Godlee sollevano dubbi, seri e motivati, sulla fretta con cui si sta procedendo alla somministrazione del vaccino anti Covid-19.
L’editor di uno dei giornali più prestigiosi al mondo ricorda il Tamiflu, farmaco acquistato dai governi di mezzo mondo in occasione della pandemia di influenza suina del 2009 in base ai risultati di studi e ricerche di bassa qualità finanziati dalle ditte farmaceutiche produttrici e rivelatosi inefficace dopo le rivelazioni di giornalisti investigativi e le revisioni Cochrane. La vicenda è di estrema attualità perché si è ripetuta con il Remdesivir, un antivirale che è riuscito ad ottenere in tutta fretta l’approvazione della FDA statunitense (e anche della nostra AIFA) ed ora, in base a studi esaustivi, non è consigliato nei pazienti Covid-19 di qualsiasi gravità.
L’articolo conclude:
“La scienza tramite comunicato stampa, sulla base di analisi provvisorie o ad hoc e senza trasparenza dei dati, coinvolge negativamente anche i candidati vaccini covid-19. I pazienti e il pubblico meritano di meglio. Così fanno i professionisti della salute. Pandemia o non pandemia, le decisioni devono essere basate sul controllo dei dati completi provenienti da sperimentazioni indipendenti dai produttori di farmaci e vaccini”.