Abbiamo di recente pubblicato sul Journal Clinical of Medicine uno studio di revisione della letteratura disponibile che prova, raccogliendo centinaia di articoli usciti sulle riviste più prestigiose di letteratura scientifica, come l’immunità data dal contagio natura sia migliore in termini di efficacia, durata e sicurezza rispetto a quella che si sviluppa con il vaccino. Sono stati analizzati:
- la durata dell’immunità sia naturale che post vaccinazione;
- i tipi dell’immunità: umorale e cellulare;
- la probabilità di reinfezione e le manifestazioni cliniche;
- l’immunità ibrida, ottenuta dalla vaccinazione più la guarigione o viceversa;
- l’efficacia dell’immunità naturale e di quella artificiale contro Omicron
- l’incidenza degli eventi avversi dopo la vaccinazione nei soggetti guariti rispetto a soggetti che non avevano mai contratto la COVID-19.
I risultati sono incontrovertibili a favore dell’immunità naturale.
La stragrande maggioranza di chi ha avuto la COVID-19 sviluppa una immunità naturale sia di tipo cellulare che umorale efficace nel tempo, che protegge sia dalle reinfezioni che dalla malattia grave, mentre l’immunità indotta dal vaccino decade più velocemente dell’immunità naturale. Il guarito non vaccinato che si reinfetta di solito presenta una malattia lieve/molto lieve, con un rischio di ospedalizzazione dello 0,06%, e con mortalità bassissima, addirittura non statisticamente rilevabile in alcuni studi.
E’ stato appena pubblicata una nuova ricerca che confronta la protezione conferita dalla precedente infezione naturale rispetto alla vaccinazione contro l’infezione da SARS-CoV-2 e contro le forme gravi di COVID-19 in Qatar.
I risultati confermano quanto abbiamo rilevato dall’analisi della letteratura che abbiamo effettuato.
Tra il 5 gennaio 2021 e il 12 maggio 2022, sono stati vaccinati 104.500 individui con BNT162b2 (Pfizer) e 61.955 individui con mRNA-1273 (Moderna) e sono stati abbinati a individui non vaccinati ma che avevano riportato una precedente infezione primaria documentata. L’abbinamento è stato di (1:1) tra guarito e vaccinato con due dosi, con esatta corrispondenza per sesso, fascia di età di 10 anni, nazionalità, numero di comorbilità e tempi dall’infezione primaria o dalla prima dose di vaccinazione.
Durante il follow-up, sono state registrate 7123 infezioni da SARS-CoV-2 nella coorte vaccinata con BNT162b2 e 3583 reinfezioni nella coorte dei soggetti abbinati che avevano riportato una precedente infezione naturale.
Parimenti, sono state registrate 4282 infezioni da SARS-CoV-2 nella coorte vaccinata con mRNA-1273 e 2301 reinfezioni nella coorte dei soggetti abbinati che avevano riportato una precedente infezione naturale.
L’hazard ratio (HR) cioè il tasso di rischio complessivo di contrarre una infezione da SARS-CoV-2 era minore nei soggetti che avevano una immunità naturale da pregressa infezione rispetto ai vaccinati, rispettivamente dello 0,47 (IC 95% 0,45–0,48) nei vaccinati con BNT162b2 e dello 0,51 (0,49–0· 54) nei vaccinati con mRNA-1273.
E non è nemmeno vero che la vaccinazione protegge, almeno, dalle forme gravi della malattia, come qualcuno continua a sostenere!
L’HR complessivo aggiustato, cioè il rischio di contrarre una forma grave di COVID-19 (ricoveri in terapia intensiva), critici (ricoveri in unità di terapia intensiva) o casi fatali era 0,24 (0·08–0·72) in chi aveva protezione da infezione naturale rispetto ai vaccinati con BNT162b2 e 0,24 (0·05–1·19) in chi aveva protezione da infezione naturale rispetto ai vaccinati con mRNA-1273. Il COVID-19 grave, critico o fatale era comunque raro sia in chi aveva immunità naturale che nelle coorti vaccinate, a dimostrazione che l’incutere paura, come qualcuno insiste a fare, è oggi scientificamente immotivato.
La figura dello studio è molto esplicativa: il numero di infezioni tra i vaccinati (in rosso) è quasi il doppio di chi ha immunità naturale (in azzurro).
In conclusione (e lo scriviamo anche per chi ha messo in dubbio la validità della nostra ricerca): una precedente infezione naturale è associata a una minore incidenza di infezione da SARS-CoV-2, indipendentemente dalla variante, rispetto alle vaccinazioni, anche tra individui di età pari o superiore a 50 anni. L’infezione naturale è associata a una minore incidenza di COVID-19 grave rispetto alla vaccinazione. La protezione conferita dai vaccini contro le infezioni è diminuita con il tempo dopo la seconda dose, mentre l’immunità naturale ha mostrato una scarsa diminuzione della protezione per almeno 8 mesi dopo l’infezione primaria. La vaccinazione induce solo un’immunità sistemica, a differenza dell’infezione naturale, che induce un’immunità a livello delle mucose nel sito di ingresso e di replicazione del virus forte e di lunga durata.
Ogni discriminazione contro i guariti non vaccinati non ha basi scientifiche.