Un gruppo ambientalista ha affermato che la pandemia di coronavirus di Wuhan (COVID-19) ha prodotto anche una pandemia di plastica a causa delle usatissime le mascherine chirurgiche.
L’organizzazione Clean Up Australia (CUA) ha fatto questa affermazione in occasione del lancio del suo progetto di educazione ambientale per la cittadinanza. Al momento non ci sono studi statistici sull’impatto delle mascherine chirurgiche smaltite in modo improprio ma è certo che milioni di mascherine usa e getta non smaltite correttamente si stiano depositando da qualche parte nell’ambiente, e ci rimarranno a lungo poiché alcune plastiche presenti nella loro composizione possono richiedere fino a 450 anni per degradarsi.
Queste mascherine potrebbero rilasciare inquinanti chimici e nanoplastiche nell’ambiente. Sono realizzate utilizzando una varietà di materie plastiche inadatte al riciclaggio convenzionale; si stima che nel solo anno 2020 siano state usate fino a 3,4 miliardi di mascherine, con un impatto ambientale davvero importante sull’ambiente.
Uccelli marini e altri animali acquatici possano rimanere impigliati nelle mascherine che finiscono in mare, e, per evitare ciò, sarebbe buona norma rimuovere gli elastici per le orecchie prima di gettarle nella spazzatura. I colori brillanti dei guanti di lattice e delle mascherine rischiano inoltre di essere scambiati per cibo da parte di uccelli marini, testuggini e altri mammiferi marini, mettendoli a rischio di danni gravi o morte.
Governatori, medici, OMS, CDC che da due anni hanno suggerito o imposto di indossare mascherine e/o guanti di lattice non hanno cercato soluzioni efficaci per ridurre l’inquinamento prodotto da questi materiali, che va ad aggiungersi all’eccesso di inquinamento da plastica già in atto.
Almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani ogni anno rappresentando fino all’80% di tutta la spazzatura marina. (ne abbiamo già parlato qui)
CUA è solo l’ultima organizzazione a richiamare l’attenzione su questo problema; già nel 2020, l’organizzazione no-profit francese Operation Mer Propre (OMP) ha posto il problema dei cosiddetti “rifiuti COVID“. Laurent Lombard, uno dei fondatori di OMP, ha documentato nel filmato di una immersione in mare vicino ad Antibes, come mascherine e guanti fossero già ovunque, mentre durante l’evento “More Masks Than Jellyfish” i ragazzi della GEA Sustainability ESCP hanno indicato il forte legame tra la nostra salute e quella del mare.
“Se i mari non sono sani, non possiamo vivere una vita sana su questo pianeta”.