A giugno 2021, AsSIS sottoscrisse un appello invitando alla cautela prima di proporre la vaccinazione COVID in gravidanza. A più di un anno dopo, il vaccino continua ad essere proposto e somministrato senza molte conoscenze sulla sua sicurezza tra le donne in gravidanza e in allattamento.
Il 16 agosto 2022 le autorità sanitarie inglesi nella loro disamina sul vaccino mRNA Pfizer-BioNTech hanno scritto testualmente che “… si ritiene che al momento non sia possibile fornire sufficienti rassicurazioni sull’uso sicuro del vaccino nelle donne in gravidanza: allo stesso modo, l’uso in donne in età fertile potrebbe essere sostenuto a condizione che gli operatori sanitari siano informati di una gravidanza nota o sospetta prima della vaccinazione. Anche le donne che allattano al seno non dovrebbero essere vaccinate. Questi giudizi riflettono l’assenza di dati al momento e non riflettono una specifica constatazione di preoccupazione.”
Il fatto singolare è che, neppure un mese dopo, il 5 settembre, sullo stesso sito del governo inglese, appare una comunicazione che recita: “Nessuna modifica ai consigli dell’MHRA sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini COVID-19 per le donne in gravidanza o in allattamento” con l’affermazione: “Il nostro parere rimane che i vaccini COVID-19 siano sicuri ed efficaci durante la gravidanza e l’allattamento”.
Ci chiediamo cosa sia successo per far cambiare idea agli esperti inglesi da indurli a mettere da parte le preoccupazioni che avevano manifestato.
Noi continuiamo a predicare cautela: lo facciamo esaminando i dati che Pfizer ha tentato di tenere nascosti. Finalmente, su ordine del tribunale, la FDA ha iniziato a rilasciare 12.000 documenti e 55.000 pagine al mese delle 300.000 pagine totali (FDA e Pfizer avevano chiesto di rilasciare i documenti a un ritmo di 500 pagine al mese, il che significava che ci sarebbero voluti 75 anni per divulgarli tutti).
Gli ultimi documenti mostrano che:
- tra le donne incinte che hanno preso parte alla sperimentazione Pfizer alcune hanno perso i loro bambini e questi aborti spontanei sono stati classificati dalla ditta produttrice anche come “effetti avversi risolti guariti” …come se la morte di un bambino fosse un evento avverso risolto che guarisce in virtù della classificazione adottata
- nella Sezione 5.3.6, Pagina 12 del documento intitolato “Analisi cumulativa delle segnalazioni di eventi avversi post-autorizzazione” vengono riportati 274 casi di gravidanza in donne vaccinate durante le prime 12 settimane della campagna vaccinale. Per 238 di loro, “non è stato fornito alcun risultato” quindi è noto solo l’esito di 32 gravidanze, tra queste si sono verificati 23 aborti spontanei e 2 aborti spontanei con morte intrauterina.
25 delle 32 gravidanze con esiti noti hanno provocato un aborto spontaneo, un tasso del 78% (contro il 12-15% della norma), si sono verificate 2 nascite premature con morte neonatale, 1 aborto spontaneo con morte neonatale, 1 risultato normale…questi sono un totale di 29 esiti su 32, niente sappiamo degli altri, Molto grave perché da questi dati risulterebbe un 87% di morti del feto o del neonato.
Il rischio di un evento avverso legato alla vaccinazione in gravidanza si evidenzia anche dallo studio sponsorizzato dal CDC pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) nell’aprile 2021 che è stato ampiamente utilizzato per supportarne la raccomandazione all’uso. Secondo questo documento, il tasso di aborto spontaneo entro le prime 20 settimane di gravidanza era del 12,5%, che è solo leggermente al di sopra della media normale del 10% tuttavia, c’è un problema con questo calcolo, come evidenziato in una lettera del 28 maggio 2021 alla redazione: “Nella tabella 4, gli autori riportano a 20 settimane un tasso di aborti spontanei inferiore del 12,5% (104 aborti su 827 gravidanze completate). Tuttavia, questo tasso dovrebbe essere basato sul numero di donne che erano a rischio di aborto spontaneo a causa della ricezione del vaccino e dovrebbe escludere le 700 donne vaccinate nel terzo trimestre (104/127 = 82%)”. In altre parole, quando si escludono le donne che hanno ricevuto l’iniezione nel terzo trimestre (poiché il terzo trimestre è successivo alla settimana 20 e quindi non devono essere conteggiate nel determinare il tasso di aborto spontaneo tra quelle iniettate prima della settimana 20), il tasso di aborto spontaneo è dell’82%. (Gli errori in quell’articolo del NEJM sono stati anche esaminati in un documento su Science, Public Health Policy e Law pubblicato nel novembre 2021). Di quei 104 aborti spontanei 96 si sono verificati prima delle 13 settimane di gestazione, il che suggerisce fortemente che ricevere un vaccino COVID durante il primo trimestre può essere pericoloso.
Il possibile impatto sull’apparato genito urinario si può intuire anche dal numero di segnalazioni di irregolarità del ciclo mestruale post-vaccino su cui diversi gruppi di ricercatori stanno indagando. I cambiamenti includono cicli più pesanti e dolorosi e cambiamenti, seppur limitati, nella lunghezza delle mestruazioni, nonché sanguinamenti inaspettati o perdite di sangue nelle donne in menopausa che non hanno più il ciclo da anni o addirittura decenni.
Una ricerca israeliana pubblicata sulla rivista Andrology ha rilevato che anche la fertilità maschile è compromessa temporaneamente ma significativamente, con riduzione della concentrazione di spermatozoi del 15,4% e della mobilità del 22,1%. Dopo circa tre mesi dall’ultima dose di vaccino i valori si sono normalizzati.
Quali siano le cause non è ancora noto; uno studio giapponese sulla biodistribuzione del vaccino Pfizer sostiene che la proteina spike dei vaccini si accumula nelle ovaie femminili e nei testicoli maschili: per questo motivo alcuni ricercatori stanno valutando se gli anticorpi generati dall’azione della vaccinazione COVID-19 possano reagire in modo crociato con le sincitine, proteine espresse fisiologicamente durante la gravidanza che intervengono nello sviluppo della placenta, nel differenziamento dei trofoblasti, nell’impianto dell’embrione nell’utero materno e nell’immunosoppressione del sistema immunitario della madre per prevenire il rigetto allogenico.
Le sincitine sono molto somiglianti, da un punto di vista genetico e proteico, alla proteina spike del virus SARS-CoV-2. Se gli anticorpi contro SARS-COV-2 scambiassero le sincitine per spike, esse sarebbero bloccate e neutralizzate dagli anticorpi, rendendole così incapaci di svolgere la loro funzione. Questa reazione crociata potrebbe compromettere la fertilità e gli esiti del concepimento.
Secondo alcuni autori è poi possibile che la risposta immunitaria suscitata dai vaccini a mRNA influisca sull’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio: “I nostri risultati per le donne che hanno ricevuto due dosi entro un singolo ciclo supportano questa ipotesi. Dato il programma di dosaggio dei vaccini a mRNA COVID-19 negli Stati Uniti (21 giorni per Pfizer e 28 giorni per Moderna), una donna che riceveva due dosi in un unico ciclo avrebbe ricevuto la prima dose nella fase follicolare iniziale… La variabilità della lunghezza del ciclo deriva da eventi che portano al reclutamento e alla maturazione del follicolo dominante durante la fase follicolare…”
E’ proprio la Pfizer che afferma che:
Non sono stati condotti studi tossicocinetici.
Non sono previsti studi di genotossicità.
Non sono stati condotti studi di cancerogenicità.
Non sono stati condotti studi sullo sviluppo prenatale e postnatale.
Non sono stati condotti studi sulla prole di donne vaccinate in gravidanza o allattamento.
Applichiamo il principio di precauzione: quando avremo certezza che la vaccinazione per la COVID non abbia alcun effetto nocivo su fertilità, gravidanza e sulla salute dei bimbi allattati al seno da donne vaccinate, accetteremo che essa venga proposta. Per adesso, in base alle conoscenze attuali, preferiamo rispondere No, grazie.