Eugenio Serravalle, grazie alla preziosa collaborazione scientifica della dottoressa Marina Pintore, ha chiarito alcuni dubbi sul vaiolo delle scimmie rispondendo alle domande del giornalista di Pressenza Lorenzo Poli.
Cosa sappiamo in più rispetto al nostro precedente articolo?
Dei 15.926 casi segnalati (Fino al 2 agosto) da 38 paesi europei la maggior parte riguardava soggetti maschi (99,1%) con un’età compresa tra 31 e 40 anni; il 43,4% dei soggetti infetti erano omosessuali, il 36% era sieropositivo all’HIV.
399 persone ha necessitate di ricovero in ospedale (5,6%) ma solo in 3 sono stati ricoverati in terapia intensiva (1 per ragioni non correlate all’infezione da vaiolo delle scimmie e gli altri 2 sono morti dopo il ricovero) .
In Italia, secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute del 9 settembre 2022, siamo arrivati a 805 casi, di cui 221 collegati con viaggi all’estero. Si tratta prevalentemente di uomini di età media di 37 anni. La Lombardia si conferma la regione con maggior numero di casi (333), seguita dal Lazio (141) ed Emilia Romagna (80).
Esiste una sovrapposizione clinica tra vaiolo delle scimmie e il virus della Varicella Zooster (VZV), in passato sono stati rilevati casi di coinfezione dei 2 virus e non si può escludere che una parte dei casi di vaiolo delle scimmie riportati in letteratura identificati, ma non confermati possano essere in realtà casi di VZV.
Il vaiolo delle scimmie è comunque principalmente una malattia autolimitante, che in genere dura da due a quattro settimane con completo recupero. Le ospedalizzazioni sono rare, le ragioni del ricovero sono la gestione del dolore, principalmente per il dolore anorettale grave; superinfezione dei tessuti molli; faringite che limita l’assunzione orale; lesioni oculari; danno renale acuto; miocardite. Molto rari sono i decessi (John P. Thornhill et al. 2022).
I vaccini non sono necessari se non forse per limitate categorie a rischio. Non dobbiamo dimenticare inoltre che in passato il loro uso è stato limitato dall’alto tasso di eventi avversi associati all’uso di virus vivi attenuati, soprattutto per i vaccini di vecchia generazione. Il 24 settembre 2019, la FDA ha annunciato l’approvazione di un nuovo vaccino contro il vaiolo umano e il vaiolo delle scimmie (Jynneos), che contiene una forma modificata non replicante del virus del vaiolo bovino, il vaccino Ankara, che non causa malattie umane (Diaz JH 2021).
Dal punto di vista della salute pubblica, la priorità dovrebbe essere quella di contenere la diffusione del virus. Ciò potrebbe essere ottenuto attuando azioni specifiche sia in ambito sanitario sia domiciliare. Negli ambienti sanitari, la vigilanza e il riconoscimento clinico rapido dei sintomi della malattia sono essenziali per garantire la notifica e isolamento precoce dei pazienti. Per questo i dipendenti del Sistema sanitario dovrebbero essere formati e dotati di tutti gli strumenti diagnostici necessari per effettuare una diagnosi tempestiva e per proteggersi da eventuali infezioni. In presenza di un quadro clinico che non richiede ricovero, se le condizioni abitative e igieniche lo consentono, il caso confermato può essere monitorato a domicilio secondo modalità definite, garantendo anche un isolamento dai conviventi (Di Gennaro et al. 2022).
Per quanto riguarda l’attuale situazione, con focolai multipli in molti Paesi, una domanda resta aperta: Come mai, rispetto al passato, vi è stato un numero così insolitamente elevato di casi in diversi paesi e in un breve lasso di tempo? Forse rispondendo a questa domanda si potrebbe capire l’evoluzione futura della malattia.
Ad oggi, alla luce di quanto esposto, possiamo consigliare di mantenere la calma, rispettare le buone norme igieniche, in caso di viaggi informarsi sulla situazione sanitaria del Paese d’arrivo, evitare rapporti sessuali non sicuri, riferire al medico l’eventuale comparsa di pustole sulla cute ed autoisolarsi in attesa del test di conferma della diagnosi.
L’intervista completa la trovi qui https://www.pressenza.com/it/2022/09/vaiolo-scimmie-allarmismo/