Anche io mi sono astenuto e ho annullato il voto scrivendo parole di scherno nei confronti dei politici in occasione di alcune elezioni. E’ stato un gesto goliardico, uno sfogo personale, un atto esasperato di ribellione che sapevo non avrebbe prodotto risultato alcuno. A volte il narcisismo e l’orgoglio hanno il sopravvento sulla ragione. Non votare conforta nella coerenza individuale, ma serve a nulla.

Un esempio è quanto successo a Lampedusa e Linosa, dove, in occasione delle elezioni del 2019, i votanti sono stati circa il 26% degli aventi diritto al voto. L’astensione ha stravinto; risultato: la Lega e tutti i media hanno esaltato il 46% dei voti ottenuto da Salvini. Un’alta percentuale con un’infima partecipazione al voto, ma ovviamente comunque perfettamente valida. L’astensione non ha ottenuto che le rivendicazioni degli abitanti delle isole venissero prese in considerazione, nonostante l’indubbio successo della protesta.
Stesso risultato si otterrebbe con una bassa partecipazione a questa nuova tornata elettorale. Un Parlamento omogeneo senza voci di opposizioni, senza possibilità di controlli, senza dibattiti critici.
Oggi vedo propagandare l’astensionismo come se esso potesse diventare uno strumento di opposizione formidabile capace di far “crollare il sistema”, l’arma risolutiva per riaffermare i diritti costituzionali negati. In realtà, è la rinuncia ad uno dei diritti fondamentali, quello del voto, è la rappresentazione della passività e dell’arresa, che non preoccupa i Potenti, che avvantaggia chi governa e governerà.
Riesco a capire chi non ce la fa proprio a votare i partitini che vorrebbero rappresentare l’area del dissenso, incapaci di unirsi e di rinunciare a personalismi sempre più insopportabili. Ma da qui a trasformare questo disagio in una posizione politica foriera di chissà quali risultati, ce ne corre. Se qualsiasi tipo di elezione non è che una gara con regole truccate a favore del Potere, non basta rimanere a casa il giorno delle elezioni, bisogna agire, agire senza baloccarsi in narcisistici convincimenti. Fateci vedere come. Appartengo a una generazione che ha avuto l’insegnamento diretto del sacrificio di tante e tante parsone per ottenere il suffragio universale: propagandare un astensionismo collettivo contiene l’idea del disprezzo verso la democrazia e l’apprezzamento di quel totalitarismo che, a parole, si vorrebbe combattere.
Comunque, non è facile scegliere per chi votare. Escludendo, naturalmente, chi ha sostenuto Draghi o ha fatto una finta opposizione, non si è creata una coalizione politicamente rilevante, capace di proporsi all’opinione pubblica nazionale e internazionale come una forza realmente alternativa. Non si è realizzata quell’alleanza che avrebbe dovuto raccogliere la sfida della soglia di coalizione al 10% per rappresentare il diffuso dissenso all’interno della società, ma tristemente si cercherà di superare lo sbarramento al 3% pescando nello stesso modesto bacino elettorale.
Per questi, ed altri motivi, non ho accettato le candidature che mi sono state proposte.
Eppure, serve un voto resistenziale, anzi esistenziale.
Voterò per chi presenterà un programma contenente i cinque punti che elenco di seguito, e che, soprattutto, fornirà garanzie concrete sulla sua realizzazione. Abbiamo imparato come le promesse vengano facilmente tradite una volta annusata l’aria di Roma.
Sono perfettamente consapevole che siamo una minoranza, tra i sanitari, tra gli insegnanti, tra i legali e nella società intera; quello che possiamo richiedere è il rispetto di quei diritti garantiti dalla Carta costituzionale.

  1. Prevenzione primaria, sostenibilità e assenza di conflitti d’interessi devono essere gli elementi fondanti di una Sanità solidale che metta le persone al centro di progetti di salutogenesi. Occorre valorizzare la salute e non limitarsi alla cura della malattia.
  2. Nessun trattamento sanitario obbligatorio vaccinale, nel solco dell’articolo 32 della Costituzione.
  3. Abrogazione delle leggi istitutive dell’obbligo vaccinale, del “green” pass e di qualsiasi controllo digitale.
  4. Contrasto alla pandemia attraverso:
  • prevenzione primaria ambientale,
  • prevenzione primaria comportamentale,
  • profilassi vaccinale nei gruppi a rischio
  • contrasto a cure sbagliate e iatrogene,
  • promozione di terapie, anche precoci, che si mostrino, sicure, economiche, sostenibili e di ragionevole efficacia

5. L’Italia deve procedere verso un progressivo disarmo, riducendo le spese militari e indirizzando le risorse liberate in ricerca scientifica in ambito sanitario e ambientale, abbandonando la partecipazione a qualunque conflitto.