Potrebbe non esserci alcuna influenza stagionale e nessun vaccino antinfluenzale per la stagione epidemica 2021-2022, ma le autorità sanitarie italiane vogliono “campagne di vaccinazione antinfluenzale” addirittura anticipate.
Sono degli impuniti che si considerano al di là del bene e del male, non c’è altro modo di definirli. Ma ecco i fatti
L’8 aprile il Ministero della Salute ha emanato la circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2021-2022”, elaborata dalla Direzione Generale della Prevenzione sanitaria, in accordo con l’Istituto superiore di sanità.
Niente di diverso dal copione di sempre. Continuiamo.
Questa circolare, come tutte quelle che l’hanno preceduta negli anni scorsi, afferma che: “La vaccinazione è la forma più efficace di prevenzione dell’influenza”. E sia. Non hanno mai prodotto in Italia una sola vera ricerca epidemiologica che giustifichi un’affermazione tanto perentoria, ma si sa che le autorità sanitarie non si sentono così vincolate a prendere le loro decisioni in base a evidenze scientifiche. Non contente, in questa occasione si sono sentite in dovere di aggiungere che “Vista l’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di SARS-CoV-2 si raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale, a partire dall’inizio di ottobre (…)”. Il grassetto è delle stesse autorità sanitarie nazionali desiderose di sottolineare in modo convincente la raccomandazione ad anticipare “le campagne” (non ne basta una?) di vaccinazione antinfluenzale.
Ed è a questo riguardo che quelle stesse autorità superano il limite della decenza e tracimano nell’improntitudine, perché la verità è che esse non sanno assolutamente nulla di quel che sarà della prossima influenza e meno ancora del vaccino per contrastarla. Non possono saperlo, dal momento che potrebbe non esserci (a) nessuna stagione influenzale 2021-2022 e (b) nessun vaccino antinfluenzale per questa stagione.
Anzi, se pure ci sarà una stagione influenzale 2021-2022 è quasi certo che non ci sarà, che non potrà esserci, un vaccino. A meno che non lo estraggano a sorte, che tirino a indovinare. Ancora alla 14esima settimana del 2021, infatti, i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) sono costretti ad ammettere che “i dati di caratterizzazione genetica e/o antigenica sui virus influenzali identificati fino ad oggi non sono per ora disponibili; tali dati verranno resi disponibili non appena sarà possibile analizzare un numero sufficiente di campioni”. Il linguaggio felpato dei CDC non tragga in inganno, in parole semplici vuol dire: “cari signori, siamo spiacenti di comunicare che non abbiamo ancora raccolto un numero di campioni biologici positivi a qualche virus influenzale tale da consentirci di tarare un vaccino per la prossima stagione influenzale”.
Conclusione ovvia, visto che dalla fine di settembre alla metà di aprile negli USA la rete dei laboratori di sanità pubblica ha testato la bellezza di 403.546 campioni biologici, dei quali appena 226 sono risultati positivi a qualche virus influenzale: lo 0,5 per mille, un campione positivo ogni 2.000 campioni. Vale a dire nulla di nulla, oltretutto se consideriamo che i 403.546 campioni sono ricavati da (presunti) ammalati di influenza che teoricamente avrebbero dovuto a grande maggioranza presentare virus influenzali. E dove sperano, i CDC, di ricavare i campioni positivi mancanti per capire quali virus influenzali sono in circolazione, e su questa base calibrare il vaccino prossimo venturo, ora che la stagione influenzale è ai titoli di coda? Misteri della virologia.
Dunque, se pure un vaccino ci sarà – e non è detto che, per quanto manchino i dati per farlo, ci si rinuncerà, come logica ed etica imporrebbero – sarà un terno al lotto. E il terno al lotto dovremmo giocarcelo addirittura in anticipo, come con sprezzo del pericolo, e pure del ridicolo, raccomandano le autorità sanitarie italiane?