Pubblichiamo la lettera di un nostro lettore.

Leggendo ciò che riportate sul sito AsSIS, relativamente ai potenziali rischi legati al vaccino per la covid nei ragazzi e nelle ragazze e di come la farmacovigilanza passiva utilizzata in Italia sottostimi notevolmente gli eventi avversi, ho pensato di condividere le mie riflessioni a seguito della lettura del monitoraggio di v-safe dei CDC americani. In questo progetto di sorveglianza finalmente attiva è stata monitorata la salute di 129.059 adolescenti di 12-17 anni nei 7 giorni post vaccinazione antiCovid e sono state elencate nella tab.3 le % dei tipi di reazioni avverse/impatto sulla salute a seguito dell’inoculazione del vaccino Pfizer (NB: i numeri Moderna sono peggiori), teniamo presente che:

Sono i dati cumulativi delle 2 dosi;

gli effetti avversi rilevati sono quelli immediati,

quasi nulla si sa su quelli a medio-lungo termine.

Proiettando in Italia le statistiche emerse dalle prove reali negli USA, se vaccinassimo tutti i nostri 3.414.410 ragazzi di età 12-17 anni, nella settimana successiva avremmo:

  • 1.935 ricoverati in ospedale con problemi di salute seri (~1 su 1800)
  • 10.244 ricorreranno al pronto soccorso (3 su 1000)
  • 15.930 ricorreranno a una visita in ambulatorio (~4,7 su 1000)
  • 42.103 avranno bisogno di cure mediche (~12 su 1000) + 10.244 di telemedicina
  • 367.871 non saranno in grado di andare a scuola o lavorare (~11 su 100)
  • 1.121.112 saranno incapaci di svolgere le normali attività quotidiane per 1 o più giorni (~33 su 100)

Per contro, i ragazzi 12-16 anni, quando si infettano con SARS-CoV-2, sono asintomatici o con sintomi lievi. La sindrome infiammatoria multisistemica correlata a COVID-19 ha incidenza modesta (~3 su 10.000 bambini negli USA, dove colpisce soprattutto neri, ispanici e asiatici) e non è chiaro se i vaccini la evitino. L’incidenza del Long-Covid pare in linea con il decorso di altre malattie virali comuni. La Covid-19 non rappresenta, quindi, un pericolo per i nostri giovani che, anzi, se si ammalano, restano contagiosi al massimo per una settimana e sviluppano un’immunità durevole e vantaggiosa per tutti.

Per un corretto raffronto danni/benefici, secondo i dati dell’ISS, il tasso di ricoveri settimanale di ragazzi fino a 17 anni è di 10-20 casi x milione.

Mi pongo allora queste domande:

1) Il nostro governo è al corrente di questi numeri? E i nostri medici di famiglia?

2) Come sostenere che in età pediatrica, il rapporto benefici/danni sia favorevole alla vaccinazione?

3) Il sacrificio dei nostri figli tutelerebbe la salute pubblica?

4) Come può la vaccinazione dei ragazzi essere meglio dell’immunizzazione da infezione naturale? Soprattutto quando si è dimostrato che quest’ultima offre protezione di oltre 10-20 volte più robusta e duratura per la variante Delta?